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L'Isis vuol fare della Libia il suo hub in Africa. E nonostante i raid è piena di soldi

Il ruolo chiave del paese nordafricano nella mente dei terroristi le cui casse sono piene

L'Isis vuol fare della Libia il suo hub in Africa. E nonostante i raid è piena di soldi

L'Isis sta portando avanti una strategia volta a creare, nel Nord Africa, un perno della propria strategia di espansione. Per fare questo ha individuato lo Stato, la Libia, e dalla Siria ha fatto arrivare denaro, combattenti e istruttori militari in un numero crescente, per rafforzare la presenza dello Stato Islamico sul territorio e ampliarne l’influenza. Lo ha rivelato una fonte militare americana al Wall Street Journal, secondo cui "l’Isis ha ora una presenza operativa in Libia, e aspira a fare del Paese il suo hub in Africa".

"La Libia fa ora parte della mappa del terrore" dell’Isis, ha detto la fonte militare citata dal Wsj, secondo cui la presenza nel Paese fornisce ai jihadisti una nuova base per pianificare attacchi in Nord Africa e, attraverso il Mar Mediterraneo, in Europa.

Alcuni funzionari ed esperti Usa, aggiunge il Wsj, scorgono segnali che indicano la volontà dei leader del gruppo di solidificare i loro rapporti con gruppi militanti islamici nella penisola egiziana del Sinai, con l’invio di limitati finanziamenti, così come in altri Paesi, ma la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’aumento delle relazioni con i gruppi libici. Anche perché, aggiunge il giornale, i militari Usa vedono poche opzioni valide per fermare la crescita dell’Isis nel Paese nordafricano, dove il vuoto di potere ha favorito la proliferazione di gruppi militanti.

Le finanze del’Isis godono di ottima salute, nonostante i raid della coalizione guidata dagli Stati Uniti e il crollo dei prezzi del petrolio. Secondo un’indagine del New York Times, la voce più corposa del bilancio è costituita dalle entrate provenienti dalla tassazione imposta sui territori controllati dai militanti del califfo e dalle estorsioni: oltre un milione di dollari al giorno. Circa 500 milioni di dollari sono poi arrivati in tutto il 2014 dai valori rubati nelle banche di proprietà dello stato, mentre 100 milioni di dollari sono entrarti nelle casse dell’Isis dal commercio del petrolio.

A queste cifre, inoltre, vanno aggiunti anche i 20 milioni di dollari incassati con i riscatti degli ostaggi rapiti.

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