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L'ultima guerra d'Europa si combatte nel Caucaso

Abbiamo intervistato l'ambasciatore dell'Azerbiagian in Italia: il suo Paese da anni lamenta l'occupazione di una sua regione, il Nagorno-Karabak, da parte di una autoproclamata repubblica sostenuta dalla minoranza armena

L'ultima guerra d'Europa si combatte nel Caucaso

C'è una regione del Caucaso dove da anni è stato fondato uno Stato autoproclamato, la sedicente repubblica del Nagorno-Karabak: un'entità statuale non riconosciuta, che occupa territori dell'Azerbaigian abitati da una minoranza armena. Questa regione è da vent'anni al centro di una guerra non dichiarata tra Azerbaigian e Armenia. Abbiamo intervistato l'ambasciatore dell'Azerbaigian in Italia, Vaqif Sadiqov.

Perché l’Azerbaigian considera il Nagorno Karabak parte del proprio territorio?

"L’Azerbaigian è entrato nelle Nazioni Unite nel 1992 con territori riconosciuti dalla comunità internazionale, compreso il Nagorno-Karabakh, Regione dell’Azerbaigian. Il Nagorno-Karabakh è una delle antiche regioni dell`Azerbaigian. La parola deriva dai termini azerbaigiani “gara” (nero) e “bagh” (giardino). Espressione che indica un territorio, il vocabolo “Karabakh” venne usato già 1300 anni fa, nel VII secolo. Il khanato del Karabakh, uno degli stati dell`Azerbaigian che ottenne l’indipendenza nel 1747, fu fondato da Panahali Bay Javanshir (1693–1761), annoverato tra le grandi personalità dell'Azerbaigian. Il Nagorno-Karabakh nel 1923, durante il periodo dell'Unione Sovietica, fu mantenuto come parte dell’Azerbaigian – con la concessione di uno Status di Provincia autonoma. Nel 1988, con l’URSS in declino, diversi movimenti ultra nazionalisti e separatisti armeni promossero pretese territoriali contro l’Azerbaigian, chiedendo l’annessione del Nagorno-Karabakh –Regione dell’Azerbaigian, all’Armenia. Da qui l’inizio di una guerra non dichiarata dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Da oltre 20 anni, con l’occupazione militare da parte dell’Armenia della regione del Nagorno-Karabakh dell’Azerbaigian, e delle sette regioni azerbaigiane circostanti, l’Armenia ha invaso, in cifre, il 20% del territorio dell’Azerbaigian, causando distruzioni e rovina. Tale occupazione ha causato la morte di 30 mila cittadini dell’Azerbaigian ed è un fatto reale che il Nagorno-Karabakh non è stato riconosciuto a livello internazionale da nessuno Stato, compresa la stessa Armenia."

Gli armeni considerano questo fazzoletto di terra la loro patria ancestrale e sono sempre stati in maggioranza. Non è possibile una soluzione politica, magari con ampie autonomie come per l'Alto Adige?

"Occorre ricordare che nel XIX secolo la Russia iniziò ad occupare l’Azerbaigian sfruttando la sua divisione in canati, equivalente all’allora divisione in Stati dell’Italia. Dopo la guerra russo-persiana (1826-1828), il 10 Febbraio 1828, è stato firmato l’Accordo Turkmencay. Il punto 15 dell’accordo Turkmencay del 10 febbraio del 1828 prevedeva il trasferimento degli armeni dall'Iran all'Azerbaigian. La Russia voleva creare uno stato apoggio nel Caucaso per controllare la regione. Tale trasferimento di armeni ha modificato la composizione etnica dei suddetti territori. Secondo i dati del 1823, di circa 20 mila famiglie della provincia del Karabakh (territorio dell`ex Khanato del Karabakh), solo 1,5 mila erano di origine armena. Dopo il trasferimento la composizione etnica della popolazione è cambiata radicalmente. Secondo il censimento eseguito nel 1979 nella regione del Nagorno Karabakh dell'Azerbaigian, la popolazione azerbaigiana e armena era rispettivamente del 23,0 e del 75,9%. Gli armeni del Nagorno-Karabakh hanno celebrato il 150esimo anniversario del loro trasferimento nel 1978 e in quest'occasione hanno eretto un monumento speciale nella regione del Nagorno Karabakh dell'Azerbaigian. Il conflitto ha causato oltre un milione di rifugiati e profughi interni azerbaigiani: 250.000 rifugiati azerbaigiani provenienti dall’Armenia e 750.000 profughi interni azerbaigiani provenienti dalle aree occupate dalle forze militari armene: il Nagorno-Karabakh, Regione dell’Azerbaigian, e i 7 distretti circostanti. Ciò che alcuni armeni desiderano è l’indipendenza della Regione per creare una seconda repubblica armena o l’annessione all’Armenia. L’Azerbaigian non può accettare queste due ipotesi; quello che può fare è prevedere per la comunità armena un alto livello di autonomia, come in Alto Adige, a condizione che la popolazione azera torni in questi territori e si riprenda a vivere insieme. Delegazioni azerbaigiane già nel 2012 prendevano parte a convegni organizzati in Italia sull'autonomia del Trentino Alto Adige-Sud-Tirolo come uno dei modelli per la soluzione del conflitto nel Nagorno-Karabakh. La legge internazionale ci assiste: risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, del Parlamento Europeo, del Consiglio d’Europa, della Nato hanno auspicato l’integrità del territorio dell’Azerbaigian ed il ritiro delle truppe armene."

L’Azerbaigian ha aumentato le spese militari grazie alle risorse energetiche del Caspio?

"Vorrei evidenziare che il budget generale dell’Azerbaigian è, nel 2015, di 18.134.334.215 Euro, di cui il budget militare, pari a 1.528.292.330 Euro, rappresenta l’8,42%. Per l’Armenia, il cui budget generale è di 2.467.067.064 Euro, le spese militari ammontano a ben 376.591.388 Euro, ben più dell’Azerbaigian, in termini percentuali, equivalenti al 15,26%. Le spese militari anche per il 2015 in Armenia rappresentano la II destinazione principale di fondi pubblici. L’Armenia inoltre è membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva che garantisce armamenti gratuiti. Tutti i settori del budget dell’Azerbaigian sono in aumento, così come il militare."

L'Azerbaigian è effettivamente pronto alla guerra? Qual è lasituazione militare per quanto riguarda le tensioni con l'Armenia? Potreste spiegarci cosa sta succedendo in queste ultime settimane? Sulla linea del fronte sono ricominciati bombardamenti e scontri.

"Possiamo dire che l'aumento delle spese militari non ha lo scopo di attaccare un paese altro, ma di difendere e liberare i nostri territori. Abbiamo sperato per anni che i negoziati portassero ad una soluzione pacifica del conflitto, che non può prescindere dal ritiro delle forze militari armene dai nostri territori. Non escludiamo che nel futuro ci troveremo costretti ad utilizzare la forza per riconquistare i nostri territori, anche se confidiamo ancora nella forza della mediazione. Nell’ultimo anno è innegabile che gli scontri siano aumentati, questo per le continue violazioni delle linee del cessate il fuoco da parte dell’Armenia. Ciò dimostra ancora che il conflitto, al di laà dall’essere congelato, è al momento solo dimenticato dalla comunità internazionale che dovrebbe intervenire per impedire ancora giovani morti di entrambe le parti. Lo stesso articolo 51 della Carta dell'ONU rivendica "il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite". L'Azerbaigian in base a ciò ha il diritto di difendersi e liberare i suoi territori, e se l'Armenia non abbandonerà pacificamente i territori occupati siamo pronti ad altri metodi di soluzione."

Quali sono i rapporti con l’Italia?

"Esistono radici storiche molto antiche nei rapporti tra i nostri due Paesi. Senza andare a disturbare le legioni di Domiziano, che lasciarono i loro graffiti in Azerbaigian, là dove ricordiamo che la XII Fulminata è testimoniata nel Caucaso nell’anno 75, o le citazioni di Marco Polo nel Milione del XIII secolo, a cui si deve la prima testimonianza scritta sul nostro paese e sulla sua capitale Baku, si può ricordare il contributo fornito dagli ingegneri minerari italiani quando cominciò a svilupparsi l'industria estrattiva del petrolio nel XIX secolo. Ma non è l'unico settore che ha attirato gli italiani 19 secolo. Ad esempio molti palazzi del centro della capitale Baku sono 'firmati' da architetti italiani. Così è stato naturale che dopo la fine dell'Unione Sovietica i rapporti ripartissero e si sviluppassero da queste relazioni. L'Italia fu tra i primi Paesi a riconoscere l'indipendenza azerbaigiana. L'Ambasciata italiana a Baku fu inaugurata nel 1997, quella azerbaigiana a Roma aprì nel 2003. Nella politica estera dell’Azerbaigian le relazioni con l’Italia ricoprono un posto fondamentale e sono ad oggi ad un livello altissimo in ogni settore: politico, economico, culturale. Attualmente l'Italia si distingue nell'Unione Europea come un partner importante e vicino all'Azerbaigian, e le relazioni bilaterali e multilaterali tra i nostri Paesi sono in continuo sviluppo, come possono testimoniare le numerose visite istituzionali da entrambe le parti. Negli ultimi mesi due delegazioni italiane, guidate una dal Ministro Guidi e una dal Ministro Padoan, sono state in visita in Azerbaigian. Lo scorso anno il Presidente Ilham Aliyev, in visita in Italia, ha incontrato l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. In quell’occasione fu adottata una “Dichiarazione Congiunta di partenariato strategico tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica Italiana”, che spazia dal settore politico, a quello economico e commerciale, comprendendo difesa e sicurezza, scienza, educazione e cultura, incoraggiando anche attività tese a rafforzare la promozione e la protezione dei diritti umani, e che eleva ad un livello ancora superiore i rapporti. Il Presidente Aliyev e’ stato ancora in Italia, in occasione del National Day presso l’Expo di Milano, lo scorso 9 Luglio e a Roma ha nuovamente incontrato il Presidente del Consiglio Renzi e il Presidente della Repubblica Mattarella. Dal punto di vista economico l'Italia resta il nostro maggior partner commerciale, con un volume di scambio bilaterale di oltre 7 miliardi di Euro, che supera il giro di affari dell’Italia con alcuni tra gli altri stati dell’Unione Europea: infatti l'Azerbaigian è tra i più grandi fornitori di greggio all'Italia. Ha ottenuto il via ufficiale il progetto Trans Adriatic Pipeline per la realizzazione di un gigantesco gasdotto che dall'Azerbaigian porterà gas nei mercati d'Europa, e questo significa che l'Azerbaigian diventerà anche uno dei principali fornitori di gas per l'Italia. Oggi una larga quantità di imprese italiane dimostra grande interesse anche nel settore non-oil in Azerbaigian. Molti sono gli eventi che vedono anche in ambito culturale la cooperazione tra Azerbaigian ed Italia, ed in questo momento il Paese è presente all’Expo di Milano con un padiglione frutto della collaborazione con un team italiano che sta riscuotendo notevoli apprezzamenti, e alla biennale di Venezia con 3 padiglioni. Tra le occasioni di collaborazione con l’Italia concerti e presentazioni di libri, che permettono ai lettori italiani di conoscere la storia e la cultura del nostro popolo."

In Puglia ci sono state proteste contro il gasdotto che arriverà dal Caspio. Cosa farete per risolvere i problemi?

"Il TAP è parte di un grande progetto di trasporto di gas – il Corridoio Meridionale del Gas, che fornirà il gas azerbaigiano, così come probabilmente in futuro il gas da altre fonti nella regione del Caspio, all'Italia. In realtà questo è un progetto sostenuto dall'Ue per garantire la sicurezza energetica dell'Europa. Ci sono stati realmente alcuni problemi nella regione in cui la conduttura sta per essere costruita, rivendicando l’ "impatto ambientale negativo" sulla natura della regione, in termini irragionevolmente esagerati, da parte di alcune Ong locali. Il TAP è un progetto commerciale, il suo obiettivo finale è il benessere della popolazione di tutti i paesi lungo il suo percorso, tra cui l'Italia. In realtà la popolazione della Regione Puglia non è stata informata correttamente sul progetto, sulla sua essenza. Credo che dovrebbe essere ulteriormente effettuato un lavoro sulla consapevolezza della cittadinanza in relazione al progetto, sui suoi vantaggi economici e sociali per la gente della regione, anche in merito alla sicurezza ambientale. In questo progetto, l'Azerbaigian agisce come un venditore di gas. I governi di Azerbaigian e Italia hanno fatto il loro lavoro; hanno mostrato la volontà politica per realizzare questo grande progetto, ora è il momento per il consorzio TAP di proseguire i loro sforzi per la costruzione del gasdotto e affrontare le eventuali sfide che incontrerà sulla strada."

Il vostro sistema politico non è la democratica Svizzera, ma neppure la Corea del Nord. Diversi oppositori sono in carcere: il presidente Aljiev vuole veramente riformare il Paese?

"Il Paese sta facendo dei grandi passi avanti anche sul tema dei diritti umani, in proporzione alla sua giovane indipendenza. Analizzando la questione dei diritti umani, per prima cosa vorrei sottolineare come nel nostro paese esistano circa 5 mila giornali e testate giornalistiche, TV e radio, delle quali soltanto tre sono direttamente collegate e possedute dallo Stato, mentre le altre, indipendenti, perseguono la loro linea editoriale che in molte occasioni attacca e si oppone all’attuale Governo, presentando dati più o meno corretti. Soltanto questo dato basterebbe a dimostrare l’apertura e la libertà di stampa vigente nel nostro territorio; se volessimo però ampliare il discorso al mondo di Internet, bisognerebbe dire che l’Azerbaigian dal 1992 non ha mai chiuso nessun portale ed ha invece garantito l’accesso al World Wide Web attraverso la realizzazione di una struttura interamente in fibra ottica come forma di supporto al network di Internet e attraverso la diffusione e promozione nelle scuole. In aggiunta è possibile evidenziare che la libertà di informazione in Azerbaigian è più alta di quella di molti altri paesi europei ed il Governo non ha mai chiuso le pagine ufficiali ed i siti Internet dei partiti di opposizione, rispettando invece la libertà di espressione. Coloro che sono attualmente in carcere lo sono perchè hanno violato la legge, ma ciò nulla ha a che fare con la loro attività giornalistica. Altri sono i reati contestati e ai procedimenti giudiziari spetta la verifica della loro colpevolezza. Ciò detto non possiamo negare che permangano ancora dei problemi. Si lavora perché tali problemi vengano superati. Negli ultimi anni è stata concessa più di un’amnistia portando alla liberazione di numerosi detenuti."

Su piano internazionale confinate con l’Iran, dove vivono milioni di azerbaigiani, con l’Armenia appoggiata dai russi la guerra continua, ma avete ottimi rapporti con Israele. Un arduo equilibrismo geopolitico?

"L'Azerbaigian desidera avere buoni rapporti con tutti i suoi vicini. Noi non solleviamo problemi con l'Iran dove vivono piu di 20 milioni di azerbaigiani, ma l'Armenia fa problemi per 140 mila armeni che abitavano in Nagorno-Karabakh, Regione dell’Azerbaigian. L'Azerbaigian storicamente è uno stato multiculturale e multiconfessionale, sul suo territorio sono presenti espressioni di tutte le religioni - islam, cristianesimo, ebraismo etc, e a livello costituzionale non è contemplata alcuna differenziazione o privilegio religioso. Ottimi rapporti sono anche con la Georgia cristiana, infatti e con Israele. La comunità ebraica è molto numerosa ed esistono svariate sinagoghe in Azerbaigian."

Anche dal vostro Paese partono volontari del Califfato per la Siria, ma pure sciiti che combattono al fianco di Hezbollah in difesa di Assad. Non temete un terrorismo di ritorno a casa vostra? Cosa fate per contrastarlo?

"Dalla fine degli anni '80 del XX secolo, l'Azerbaigian è tornato ad essere l'obiettivo principale del terrorismo armeno. Atti terroristici sono stati effettuati contro la popolazione civile sia sul territorio dell'Azerbaigian che fuori di esso. Come risultato dei crimini commessi dai terroristi armeni tra il 1989 e il 1994 oltre 2.000 civili della Repubblica dell’Azerbaigian, soprattutto donne, anziani e bambini, sono morti; decine di migliaia sono stati feriti e resi invalidi. L’Armenia era il mandante e tali atti terroristici sono stati organizzati per la realizzazione di un obiettivo politico – l’occupazione della regione del Nagorno-Karabakh dell'Azerbaigian. Dopo essere stata occupata dall’Armenia, questa regione dell'Azerbaigian, insieme con l'Armenia e il Medio Oriente, è divenuta luogo di schieramento di organizzazioni terroristiche. Subito dopo la tragedia dell'11 Settembre 2001 l'Azerbaigian si è unito, e ha sostenuto completamente e incondizionatamente la coalizione contro il terrorismo internazionale e continua a svolgere un ruolo chiave. Rispondendo in modo rapido alle richieste della comunità internazionale, l'Azerbaigian ha aperto il suo spazio aereo e gli aeroporti per essere utilizzato dalla coalizione anti-terrorismo nella lotta contro i talebani e al-Qaeda in Afghanistan. Non è esagerato dire che l'Azerbaigian - insieme alla Georgia – ha rappresentato una via di trasporto vitale per le truppe Usa e Nato nonché per gli approvvigionamenti in Afghanistan. Il paese ha anche svolto un ruolo importante sul territorio. Al di là dell’Afghanistan, l’Azerbaigian ha anche agito all’interno delle forze di intervento di coalizione NATO/Usa in Kosovo e in Iraq. Il paese ha una sempre più stretta cooperazione militare con gli Stati Uniti ed è anche parte del Programma di partenariato per la Pace della NATO. Ricordiamo anche che nel mese di ottobre del 2007 il governo azerbaigiano ha sventato il rischio che un gruppo islamico radicale wahabita conducesse attentati contro gli edifici diplomatici degli Stati Uniti e Inglesi. Secondo il ministero della Sicurezza Nazionale azerbaigiano, un sospetto fu ucciso e molti altri furono arrestati. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti chiuse l'ambasciata a Baku per un periodo, così come l'ambasciata del Regno Unito in Azerbaigian sospese le attività. La strategia azerbaigiana è dunque quella del massimo rigore, da ogni punto di vista, massima attenzione e non sottovalutazione delle problematiche. Cito per esempio il fatto che solo pochi giorni fa un cittadino azerbaigiano è stato arrestato con l'accusa di combattimento in Siria, in un'operazione condotta dal Ministero della Sicurezza Nazionale.

E’ stato aperto contro di lui un procedimento penale ai sensi dell'articolo 279 (creazione di formazioni o gruppi armati, non previsti dalla normativa)."

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