Guerra in Ucraina

"Lotteremo fino alla fine": l'ultima sfida del maggiore ucraino

Rinchiuso nel bunker con quel che resta del battaglione d'Azov, il maggiore della marina ucraina Sergey Volyn non si arrende ma è consapevole che potrebbe aver fatto l'ultimo appello: ecco le sue parole

L'ultimo appello del maggiore ucraino. "Lotteremo fino alla fine"

Le ultime ore di vita raccontate in modo drammatico da chi resiste fino all'ultimo, da chi è consapevole che al 99% non verrà risparmiato se i russi entreranno fin dentro il bunker, se verrà catturato o se una bomba sarà sganciata dal cielo e distruggerà tutta l'acciaieria Azovstal, a Mariupol, per gran parte ormai andata in fumo. Quello che forse sarà l'ultimo disperato appello è del maggiore Sergey Volyn, comandante di quello che resta della 36esima brigata di Marina. "Questo potrebbe essere il nostro ultimo appello. Siamo, forse, di fronte ai nostri ultimi giorni, se non ore. Il nemico ci supera in numero di 10 a 1", si vede in un video pubblicato da Repubblica.

"Non ci arrendiamo"

Come dice lui stesso, nonostante non ci sia più storia, laggiù, e gli uomini ucraini sono ridotti ai minimi termini, l'Ucraina intera è con il fiato sospeso per le sorti del maggiore e degli altri militari all'interno del bunker. Che ne sarà di loro e dei pochi civili rimasti tra poche ore? Il comandante Volodymyr Baranyuk è stato ucciso la settimana scorsa dai separatisti filorussi, tanti altri si sono arresi per evitare il peggio mentre il maggiore Volyn non ha mai alzato le mani. È riuscito a entrare nell'acciaieria ed unirsi con il battaglione Azov. "Parrocchie" diverse ma dall'unico obiettivo comune, difendere Mariupol "fino all'ultima goccia di sangue". Volyn ha scritto una lettera in cui sottolinea come Mariupol sia ancora ucraina. "Combattiamo battaglie feroci e tratteniamo i nemici, impedendo loro di avanzare a costo di grandi perdite. Nei bunker ci sono donne e bambini, parenti dei nostri militari". Gli aiuti umanitari sbaniderati ieri dai russi sono una "bugia per distruggerci senza combattere. Lotteremo fino alla fine. Ma dobbiamo sapere che il mondo ha fatto tutto il possibile".

Quella lettera al Papa

Due giorni fa, Sergey ha preso carta e penna per scrivere una lettera a Papa Francesco: "Mi rivolgo a te per un aiuto. È giunto il momento in cui le preghiere non sono le uniche. Aiutali a salvarli", riferendosi a donne e bambini rinchiusi nel bunker con le loro vite sospese. "Dopo il bombardamento del teatro drammatico, nessuno aveva fiducia negli invasori russi. Porta la verità nel mondo, evacua le persone e salva le loro vite per mano di Satana, che vuole bruciare tutta la vita", sono le drammatiche parole inviate al Santo Padre.

"Piccola speranza..."

"C'è una certa speranza che la Russia possa permettere" un passaggio sicuro per civili e militari feriti da Mariupol. Lo ha detto la sottosegretaria di Stato americana per gli Affari Politici, Victoria Nuland, aggiungendo che "se questo dovesse avvenire, gli alleati Nato potrebbero essere coinvolti", secondo quanto riporta la Cnn. Ma, ha aggiunto Noland, accordi di questo tipo "sono naufragati già diverse volte" ed in un'ultima analisi spetta ai russi garantire il passaggio sicuro.

L'assedio di Mariupol dimostra "la brutalità di questa guerra" e il tipo di crimini di guerra che Vladimir Putin sta commettendo, ha concluso la diplomatica americana.

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