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Fiacconi, l'unica italia a vincerla: "Quel giorno ero in grazia di Dio"

La Maratona più suggestiva al mondo dal 1970 parte dal Ponte di Verrazzano e attraversa tutti e cinque i distretti di New York. Abbiamo intervistato Franca Fiacconi, l'unica italiana vincitrice: "È troppo grande l'emozione di tagliare questo traguardo"

Fiacconi, l'unica italia a vincerla: "Quel giorno ero in grazia di Dio"

Dal 1970 è la corsa più suggestiva e simbolica del mondo. È emblematica la foto dai nastri di partenza con le migliaia di persone sul Ponte di Verrazzano. Sto parlando della Maratona di New York. L'evento si tiene ogni prima domenica di novembre e attrae sia professionisti che amatori da tutto il globo. Se non ci fosse un limite di partecipanti imposto dagli organizzatori chissà quante persone parteciperebbero. Il limite però c'è e viene sempre raggiunto: 100mila persone. Secondo gli organizzatori circa 700mila persone diverse hanno corso i 42 chilometri della Maratona di New York in questi ultimi 46 anni. E in questa edizione sono ben tremila gli italiani.

Già da qualche giorno prima la città, già frequentata da podisti in quanto ben provvista di parchi e posti dove correre, si riempie di gente in tuta o pantaloncini che corre per le strade. Sono tutti pronti a correre la maratona più famosa e spettacolare. Questo perché la corsa passa attraverso tutti e cinque i distretti di New York City. Inizia a Staten Island, per poi attraversare Brooklyn, Queens, Manatthan, brevemente per il Bronx per poi ritornare a Manatthan. Infine la corsa termina a Central Park, davanti al ristorante Tavern on the Green.

Le ultime tre competizioni, sia maschile che femminile, sono state vinte da Kenioti. Ma il record di vittorie per nazioni non l'hanno ancora raggiunto. Negli uomini dominano gli Stati Uniti con 14 vittorie (il Kenya segue a 12), mentre nelle donne è la Norvegia la nazione che vanta un maggior numero di vittorie (10) contro le 8 del Kenya. E l'Italia? In ambito maschile sono 4 le nostre gioie. Un tris consecutivo dal 1984 al 1986, due volte con Orlando Pizzolato e una volta con Gianni Poli. Tra le donne, invece, solo una è riuscita a imporsi davanti a tutte le altre nel 1998. Lei è Franca Fiacconi. E noi l'abbiamo intervistata a New York, pronta a correre di nuovo la Maratona.

A quasi vent'anni di distanza dalla vittoria della Maratona di New York, che sensazioni ti ricordi di quel giorno?

"Di quel giorno mi ricordo che ero in grazia di Dio. Nel senso che era il mio giorno. Ero molto serena, avevo una sensazione di tranquillità estrema che è abbastanza difficile avere. Quelle situazioni anche mentali difficili da trovare nella vita di un'atleta. Perché quando corri ad un certo livello sei sottoposto a grandi pressioni, grandi emozioni. Io però quell'anno venivo dal quarto posto dei Campionati Europei che mi andava molto stretto, perché avevo avuto la febbre quindici giorni prima e purtroppo mi aveva tolto un po' di energie. E questo quarto posto, a pochi secondi dalla medaglia di bronzo, mi aveva lasciato un po' di amaro in bocca e ho deciso di venire a New York. Non era nei miei programmi perché quell'anno avevo già vinto la Maratona di Roma, la Roma-Ostia e avevo vinto il Campionato Italiano a Torino. Quindi per me gli Europei era l'ultima Maratona di stagione. Invece dopo quella delusione ho detto: “Ok, a New York ci vado”, ed ero decisa a vincere. Devo dire che sono partita per vincere. Ma in una Maratona non si sa mai".

Quest'anno parteciperai e partirai davanti.

"Quest'anno partirò davanti. Ho un pettorale da top runner perché gli organizzatori sono molto carini, mi riconoscono e sono nella Hall of Fame della Maratona di New York. Loro dicono che faccio parte della storia della Maratona per cui mi danno sempre un pettorale da top runner. Partirò davanti ma starò insieme agli amatori. Non partirò con le super top, cioè quelle che si giocheranno la vittoria perché loro partono venti minuti prima rispetto al grande gruppo degli amatori. Quindi mi divertirò insieme agli amici amatori come già faccio da tanti anni. Mi godrò questo bel percorso e la Maratona corsa a livelli più amatoriali, quindi più divertenti. Darò il cinque ai bambini durante la strada, cercherò di correre insieme a qualche amatore italiano che incontrerò lungo il percorso. Insomma è un'esperienza diversa ma altrettanto bella perché New York vale la pena di correrla anche così, divertendosi".

Cosa fa adesso Franca Fiacconi da quando si è ritirata?

"Per prima cosa la mamma. Ho smesso di fare l'atleta professionista proprio con l'intenzione di fare la mamma. È vero che ho smesso a causa del morso di un cane durante un allenamento, ma un anno dopo vedendo che non riuscivo a rimettermi in piedi ho pensato che il destino volesse che smettessi e che ora di fare un figlio. E così è nata mia figlia a fine 2004. Poi ho incominciato a fare l'insegnante di educazione fisica, mi sono anche laureata in Scienze Motorie con la specializzazione. Ma ho pensato di abbandonare il mondo della scuola perché purtroppo non c'era possibilità lavorativa seria e ho incominciato a fare l'allenatore. E sono una International Travel Partner della Maratona di New York, cioè sono fra i sei in Italia che portano gli amatori italiani a correre questa bella Maratona. E poi sono consulente per un'azienda di abbigliamento sportivo. Mi occupo di sport marketing e sono anche testimonial. È una bella azienda italiana, una bella realtà di Bologna.

Hai detto che alleni gli italiani amatori. Quindi quest'anno porterai anche tu un gruppetto di italiani?

Sì ci sono degli atleti che alleno io e ovviamente l'allenamento non è solo quello fisico ma anche mentale. Io ai i miei atleti cerco di trasmettere tanta forza, tanta energia. Cerco anche di fargli vivere questa esperienza come un'esperienza oltre che sportiva anche di vita. Perchè riuscire a chiudere una maratona è qualcosa di abbastanza complicato per tutta la preparazione che ci deve essere prima. Gli amatori sono persone che mediamente in Italia iniziano a correre verso i 40 anni, magari con un trascorso non di sportivi. Per cui per loro arrivare soltanto al traguardo al di là dei tempi, poi in una maratona come questa perchè New York è la maratona numero uno al mondo, mettersi quella medaglia al collo è di un'emozione indescrivibile. Io stessa che corro pur avendola vinta, quindi grande emozione e grande soddisfazione, ma ancora oggi quando mi metto la medaglia al collo arrivando tra gli amatori mi sento di vincerla ogni volta. È troppo grande l'emozione di tagliare questo traguardo. Quindi io attraverso questa esperienza vedo che loro, questi atleti amatori, fanno un'esperienza di vita. Mi ringraziano, mi dicono che non pensavano mai di provare un'emozione così grande e bellissima. E poi continuano a correre e questa è una cosa importante perché la corsa è uno sport che fa stare bene le persone.

Poi al di là del fare le maratone o meno.

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