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In migliaia sulle spiagge libiche pronti a partire e invadere l'Italia

L'Isis mira a gestire il traffico degli esseri umani. I barconi sono utilizzati per far arrivare in Europa potenziali terroristi

In migliaia sulle spiagge libiche pronti a partire e invadere l'Italia

In settecento li hanno salvati oggi ad una manciata di miglia dalla Libia, altre migliaia sono pronti a partire e rischiano di riversarsi in mare già nelle prossime ore. È iniziata la fuga degli immigrati dalla Libia, proprio come temevano analisti, 007 ed esperti del Viminale che nei giorni scorsi avevano lanciato l’allarme.

L’assenza di un governo saldo a Tripoli, l’avanzata dei miliziani dello Stato islamico e il migliorare delle condizioni meteo rischiano di innescare dalle coste del paese nordafricano un esodo che finirebbe inevitabilmente per riversarsi sull’Italia. Le prime avvisaglie si sono avute ieri quando alla centrale operativa della Guardia Costiera è arrivata una chiamata di soccorso da un satellitare: proveniva da un gommone in difficoltà a appena 30 miglia da Tripoli. Nella stessa zona i soccorritori hanno individuato altri sei gommoni, partiti a distanza di poche ore l’uno dall’altro. Alla fine sono stati recuperati settecento clandestini. Ma non è escluso che qualcuno non ce l’abbia fatta: alcuni disperati tratti in salvo da uno dei due mercantili avrebbero raccontato che alcuni di quelli che erano a bordo sono morti durante il viaggio e sarebbero stati gettati in mare. Testimonianze tutte ancora da verificare ma che fanno capire quanto sia drammatica la situazione.

"Ci sono decine e decine di barche come queste pronte a partire - dicono soccorritori e forze dell’ordine a Lampedusa - in centinaia sono già nei pressi delle spiagge e ai trafficanti delle condizioni del mare non importa nulla". Già i numeri di gennaio, d’altronde, dimostrano che la situazione è, se possibile, peggiore di quella del 2014, quando alla fine sono stati 170mila i immigrati accolti: 3.538 persone arrivate nei primi trenta giorni dell’anno contro 2.171 sbarcate l’anno scorso. "La situazione in Libia è drammatica - ha detto appena due giorni fa il capo del Dipartimento dell’Immigrazione del Viminale Mario Morcone - Si annuncia una primavera decisamente impegnativa". Che non riguarderebbe soltanto il problema sbarchi: se l'Isis dovesse prendere in mano il traffico degli esseri umani, nessuno può escludere che i barconi possano essere utilizzati per far arrivare in Europa potenziali terroristi. "Al momento - sostengono fonti qualificate negli apparati di sicurezza - non sembra questo sia ancora accaduto perché i fautori del califfato in Libia sono impegnati su altri fronti". Ci sono, tuttavia, segnali di contatti tra le organizzazioni che gestiscono le traversate e gli uomini in nero. "La Libia è il centro del problema, come ha sottolineato anche il presidente Renzi - dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano ricordando che l’80% di chi arriva sulle coste italiane parte proprio dalla Libia - quel paese è fuori controllo e in preda al caos". Ecco perché il titolare del Viminale torna a ripetere che serve un’azione forte della comunità internazionale: "Senza una rapida mobilitazione generale per la Libia correremo il rischio di vedere installato un califfato islamico alle nostre porte e assisteremo ancora ad altre tragedie in mare".

Che non si evitano, sottolinea il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, "solo con il controllo e il salvataggio in mare: bisogna lavorare sui paesi di transito, a cominciare dalla Libia e sui paesi in cui si originano i flussi migratori".

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