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Migranti, l'Ue ipocrita scossa dalla foto del bimbo annegato

Il soccorritore che ha trovato il corpicino in mare: "Sembrava una bambola, con le braccia tese". Poi il dolore: "Ho cominciato a cantare per trovare conforto"

Migranti, l'Ue ipocrita scossa dalla foto del bimbo annegato

"Sembrava una bambola". Invece era un bambino, uno dei tanti che in questi giorni vengono inghiottiti dal Mediterraneo. Quel corpicino nudo tra le braccia di un soccorritore sconfortato racconta l'ennesima tragedia del mare. La foto choc, diffusa da una ong, diventa così l'ennesimo colpo a un'Unione europea incapace di affrontare l'emergenza immigrazione.

Il cadavere del piccolo, che non aveva ancora compiuto un anno, è stato recuperato dalla ong Sea-Watch venerdì scorso a largo della Libia, subito dopo che un barcone di legno era affondato con 45 persone a bordo. "Sembrava una bambola - ha raccontato il soccorritore - aveva le braccia tese". "L'ho preso in braccio per proteggerlo, come se fosse ancora vivo, con i suoi occhi luminosi e amichevoli, ma immobili - ha continuato l'uomo, padre di tre figli che ha detto chiamarsi Martin - ho cominciato a cantare per trovare conforto e dare un senso a questo incomprensibile e straziante momento, perché fino a qualche ora fa il bambino era vivo".

L'immagine choc diventa un nuovo capo d'accusa all'Europa. "Se non vogliamo più vedere queste immagini dobbiamo smettere di fabbricarne - ha spiegato in un comunicato la ong Sea-Watch - sulla scia di questi eventi disastrosi, diventa evidente per le organizzazioni che operano sul campo che gli appelli dei politici europei ad evitare ulteriori morti in mare non sono altro che parole". I numeri dell'Onu sulle tragedie del mare sono impietosi e confermano che quella appena conclusa è stata una delle peggiori settimane di sempre: tre naufragi, 65 corpi recuperati, 700 dispersi, almeno 40 dei quali bimbi.

Una strage nella strage, quella dei più piccoli, che l'Unicef chiama "genocidio" e che era stata documentata in un altra foto che lo scorso ottobre aveva fatto il giro del mondo: quella di Aylan, bambino siriano di tre anni trovato morto su una spiaggia di Bodrum, paradiso turistico della Turchia, con la faccia in giù, appena lambito dall'acqua, le braccia abbandonate, ancora vestito.

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