Guerra in Ucraina

Moldavia, Finlandia e Paesi di Visegrad. La guerra cambia l'assetto dell'Europa

Budapest sceglie Mosca, Varsavia, Praga e Bratislava con la Ue. Helsinki teme un'aggressione e vuole entrare subito bella Nato

Moldavia, Finlandia e Paesi di Visegrad. La guerra cambia l'assetto dell'Europa

Una guerra in Europa non rimane mai circoscritta ai soli Paesi che la combattono. Come una scossa sismica, specialmente se si prolunga nel tempo, essa arriva a scuotere anche le nazioni vicine. Talvolta le coinvolge a vario titolo nel conflitto, in altri casi le spinge a reagire politicamente per cautelarsi da conseguenze indesiderate. Il conflitto tra Russia e Ucraina non fa eccezione, con varie ricadute ai confini di questi due Paesi.

Possiamo cominciare dalla Moldavia, una piccola Repubblica ex sovietica schiacciata tra i territori dell'Ucraina e della Romania. Quando trent'anni fa l'Urss collassò, la minoranza russofona non si rassegnò a diventare moldava: nel 1992, nella striscia di territorio oltre il fiume Dniestr, fu proclamata una repubblichina che nemmeno Mosca si degnò di riconoscere. La Transnistria, come si denominò, è arrivata fino a oggi come un curioso relitto d'epoca sovietica, disseminato di monumenti a Lenin e con la falce e martello sulla bandiera. Vi si fanno traffici loschi di ogni genere, dalle armi alla droga al riciclaggio di capitali. Da quando c'è la guerra ci si è ricordati che ospita una base militare russa con circa 1.500 uomini, oltre che un gigantesco deposito di munizioni. Pochi giorni fa, l'intelligence ucraina ha denunciato movimenti di truppe e si teme non solo che la Transnistria possa diventare una retrovia dell'assalto alla vicina Odessa, ma magari anche il punto di partenza di un golpe filorusso in Moldavia, che sconvolgerebbe le dinamiche della guerra.

Più a Nord, in Bielorussia, l'opposizione democratica al regime di Aleksandr Lukashenko, annichilita da una feroce repressione, cerca di far sentire la propria presenza. Lukashenko ha trasformato il Paese in una retrovia sanitaria per i feriti russi in Ucraina (migliaia di soldati sono ricoverati negli ospedali bielorussi) e soprattutto in un retroterra funzionale all'invasione. I rifornimenti per le truppe russe in Ucraina viaggiano su rotaie, ma gli oppositori spesso ex militari dissidenti teleguidati dalla leadership democratica fuggita in Polonia e in Lituania sabotano con successo le ferrovie per ostacolarli. Kiev ha ringraziato questi coraggiosi che di notte si avventurano in località isolate per far saltare le centraline che regolano il traffico ferroviario bielorusso: più di 50 di loro sono già stati arrestati.

All'estremo Nord dell'Europa, la Finlandia ha altro genere di problemi. Paese neutrale ma membro dell'Unione europea, come la contigua Svezia assiste con preoccupazione alla trasformazione della Russia in un Paese aggressore dei suoi vicini e valuta seriamente di aderire alla Nato per proteggersi: ha un confine di quasi 800 km con la Russia e ne fu già aggredita nel 1940, dovendole poi cedere ampi territori. Putin minaccia di conseguenze anche militari la Finlandia se chiederà di entrare nell'alleanza atlantica, ma la giovane premier Sanna Marin ha comunque chiarito che prenderà una decisione entro la primavera: l'addio alla «finlandizzazione» sarebbe una svolta storica.

C'è, infine, il caso Budapest. L'Ungheria è cambiata profondamente da quando, nel 1956, subì la sorte che oggi tocca all'Ucraina e ha appena confermato al potere con libero voto popolare Viktor Orbán, un nazionalista che ha molta più simpatia per Putin che per l'Unione europea, di cui pure fa parte. Per non dire dell'ucraino Zelensky, che considera un avversario. Gli ungheresi apprezzano il tradizionalismo di cui Putin si dice alfiere, e non paiono preoccupati dell'isolamento in cui si stanno collocando da soli: gli stessi altri tre Paesi del Gruppo di Visegrad (Polonia, Cechia e Slovacchia) hanno preso le parti di Kiev contro Mosca.

Orbán continuerà la sua furba ambivalenza: filorusso, ma membro di Nato e Ue, da cui continuerà a ricevere protezione militare e denari.

Commenti