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Monito di Sisi: "Ora l'islam cambi. Se cade l'Egitto, l'Europa soffrirà"

Il militare che guida il Cairo avverte l'Europa: "Coi Fratelli Musulmani tutto alla deriva"

Monito di Sisi: "Ora l'islam cambi. Se cade l'Egitto, l'Europa soffrirà"

È quasi passato un anno dal giorno in cui Abdel Fattah al-Sisi è stato eletto presidente in Egitto. Una carica che ha ottenuto con una maggioranza larghissima, superiore al 96%, legittimazione su cui all'epoca alcune organizzazioni internazionali avevano espresso dubbi, sostenendo che la repressione del dissenso in atto nel Paese non aveva garantito una piena espressione democratica.

Comunque siano andate, le elezioni hanno affidato a Sisi il periodo post-transizione. E in un'intervista a El Mundo, ripresa in Italia dal Corriere della Sera, il presidente fa il punto su un anno in cui ha lavorato per mostrarsi al mondo come l'unica alternativa all'estremismo.

"C'è libertà in Egitto e la gente è pronta alla democrazia", dice il presidente, che se ammette che l'elezione di Mohammed Morsi, il suo predecessore, fu una scelta del popolo, aggiunge anche che "quando si sono accorti dell'esistenza del pericolo, gli egiziani hanno saputo rompere" con i Fratelli Musulmani.

Da che i militari sono arrivati al potere, si è scatenata una forte repressione nei confronti del gruppo, che vede nell'islam politico il futuro. "Oggi gli egiziani si sono uniti per salvare il Paese", dice Sisi, che parla anche del pericolo legato all'affermazione dell'Isis, ma rigetta l'idea che i miliziani abbiano una "filiale" anche in Egitto.

Gli uomini di Ansar Bayt al-Maqdis hanno giurato fedeltà al sedicente Stato islamico, cambiando nome in Provincia del Sinai (Wilayat Sinai), ma il presidente egiziano chiarisce che il terrorismo è "concentrato in una zona confinante con la Striscia di Gaza". Un'area tradizionalmente inquieta.

Sisi è certo che se i Fratelli Musulmani si affermassero in Egitto, nulla di buono ne potrebbe venire per l'Europa. "Il pericolo sarà molto più grave di quanto si possa immaginare. Libia, Siria, Mali, Chad, Etiopia e la Penisola arabica...

tutto andrebbe alla deriva".

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