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La morte di al Baghdadi non uccide lo Stato islamico

Sarebbe un errore personificare un’ideologia. Lo Stato islamico ha un piano di successione nel caso in cui avvenisse l’eliminazione delle figure principali

La morte di al Baghdadi non uccide lo Stato islamico

Lo Stato islamico, così come tutte le organizzazioni terroristiche che lo hanno preceduto, ha già pronto un consiglio della shura incaricato di nominare il sostituto di Abu Bakr al-Baghdadi. Nel momento in cui scriviamo, la morte del califfo dello Stato islamico è presunta. Tuttavia anche se fosse stato ucciso, sarebbe un grosso errore personificare un’ideologia.

Cosa dicono i canali ufficiali

Nel momento in cui scriviamo, i canali ufficiali dello Stato islamico non fanno alcun riferimento al raid statunitense dove avrebbe perso la vita Abu Bakr al-Baghdadi. Silenzio anche sui canali ufficiali di al Qaeda.

La reazione dei simpatizzanti

Diverse, invece, le reazioni sui canali simpatizzanti che stiamo monitorando. I canali pro-Is mantengono un atteggiamento scettico in attesa di una comunicazione ufficiale dello Stato islamico. Sui canali pro-Is si moltiplicano le voci di un imminente messaggio audio di al-Baghdadi. I simpatizzanti dello Stato islamico predicano cautela in attesa di informazioni certe provenienti dal comando centrale. Diverse, invece, le reazioni sui canali pro-aQ che stiamo monitorando. Nel momento in cui scriviamo, la notizia della presunta morte di al-Baghdadi è stata accolta con entusiasmo, con messaggi di incitamento verso la figura di Ayman al-Zawahiri. Per i simpatizzanti di al Qaeda, la presunta morte di "al-Baghdadi l'illegittimo" sancirà la fine dello Stato islamico.

La morte di al Baghdadi non ucciderebbe lo Stato islamico

Sarebbe presuntuoso pensare alla morte di Abu Bakr al-Baghdadi come un colpo strategico per l’organizzazione terroristica per due principali motivi. Per prima cosa sarebbe opportuno ricordare che l’effetto dipende dalla resilienza organizzativa del gruppo e dal sostegno locale. In secondo luogo non dovremmo mai dimenticare che lo Stato islamico è un’organizzazione forgiata dalla sconfitta. La sua precedente incarnazione, Al Qaida in Iraq, ha subito raid costanti dalle forze speciali americane e britanniche che hanno decimato la sua leadership come il fondatore Abu Musab al-Zarqawi, terminato nel giugno del 2006.

Anche i successori di Abu Musab al-Zarqawi, Abu Ayyub al-Masri e Abu Omar al-Baghdadi, furono eliminati nel 2010. Baghdadi è, probabilmente, la figura preminente nell’attuale galassia jihadista, ma sarebbe strategicamente sbagliato ritenere che una sua uscita di scena possa far crollare l’intera organizzazione terroristica. Al Qaeda non è scomparsa dopo la morte di Osama bin Laden. Come qualsiasi società, lo Stato islamico ha un piano di successione nel caso in cui avvenisse l’eliminazione delle figure principali: la struttura del "califfato" (fisico o in pectore) impone una figura centrale. Prendiamo a riferimento la morte di Abu Musab al-Zarqawi. Il fondatore di al Qaida in Iraq fu eliminato di mercoledì: il successore fu annunciato il lunedì successivo. Il 22 marzo del 2004 Israele eliminò il fondatore di Hamas, Ahmed Yassin: il successore fu presentato 24 ore dopo.

Gli attacchi contro la leadership raramente riducono le capacità di un’organizzazione, ma rientrano in una più ampia strategia di logoramento e pressione che mira ad esporre le debolezze delle organizzazioni terroristiche. L’unico modo per sconfiggere lo Stato islamico è rifiutarla come organizzazione legittima. Ciò richiederà di mitigare quei fattori che lo Stato islamico ha sfruttato a suo vantaggio per ottenere il potere.

Terrorismo: i fattori rigeneranti

Nonostante le sconfitte temporanee, ci aspettiamo delle nuove mutazione. Esistono tre fattori rigeneranti. Il primo è legato all'esperienza storica delle organizzazioni radicali che sono riuscite a fondere la jihad con il terrorismo. I media occidentali hanno poi contribuito a perpetuare questa concezione errata. Sfruttando i conflitti locali si forma un'ideologia religiosa che si basa sul ripristino di una forma di califfato per un confronto con l'infedele Occidente. Il secondo fattore ruota attorno all'ideologia simile di questi gruppi che consente loro di raggiungere obiettivi generali condivisi senza un coordinamento organizzativo. La loro forza deriva dall'ideologia, non dai leader che possono essere eliminati. La forza centrale di queste organizzazioni è la loro base radicalmente islamica che ha un'ampia portata e che permette loro di continuare a produrre nuovi gruppi terroristici. Il terzo fattore di cui godono questi gruppi è la loro grande capacità di sfruttare le condizioni locali, come l'instabilità, i conflitti politici e settari.

La forza militare è necessaria ma ha un effetto temporaneo poichè i terroristi sono in continua evoluzione e adattamento che a sua volta si traduce in longevità.

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