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Una delegazione di deputati italiani in Nagorno Karabakh

A quasi un mese dalla firma degli accordi di cessate il fuoco, una delegazione italiana ha visitato le aree coinvolte nel conflitto e ha incontrato il presidente dell'Azerbaijan, Ilham Aliyev. Nelle prossime ore atteso l'arrivo del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano

Una delegazione di deputati italiani in Nagorno Karabakh

Terminata la fase più calda e acuta del conflitto, adesso è tempo di incontri politici e diplomatici nel Nagorno Karabakh. Nei giorni scorsi infatti una delegazione di deputati italiani, la prima in ambito europeo, si è recata nella regione contesa tra Baku e Yerevan e teatro dal 27 settembre al 10 novembre di aspri scontri culminati con un cessate il fuoco mediato dalla Russia.

La delegazione italiana, giunta nel Caucaso il 5 dicembre, era guidata dal vice presidente della Camera, Ettore Rosato, e composta dai senatori Maria Rizzotti, Alessandro Alfieri, Gianluca Ferrara e Adolfo Urso, oltre che dai deputati Rossana Boldi e Pino Cabras.

Due in particolare le località visitate: la città di Ganja, la seconda dell'Azerbaijan dopo la capitale Baku, e quella di Aghdam. Quest'ultima è stata ripresa dalle forze armate azerbaigiane negli ultimi giorni, a seguito degli accordi del 10 novembre che hanno restituito al Paese caucasico i sette distretti occupati dal 1994 dalle forze armate dell’Armenia attraverso la “Repubblica dell'Artsakh”, lo Stato creato nel Nagorno Karabakh, non riconosciuto però dalla comunità internazionale.

La tensione nella regione è sempre stata molto alta proprio per le dispute tra armeni e azerbaigiani. Appartenente, tramite un oblast autonomo, all'Azerbaigian durante l'era sovietica e abitato in maggioranza da armeni, il Nagorno Karabakh è stato rivendicato da Yerevan subito dopo la caduta dell'Urss. Da qui un conflitto iniziato nel 1992 e parzialmente interrotto due anni più tardi, con la creazione per l'appunto di una repubblica filo armena - non riconosciuta da nessuno Stato, inclusa la stessa Arminenia - che ha occupato sette distretti circostanti l'ex oblast.

Dopo schermaglie sporadiche nel corso degli ultimi decenni, a settembre la guerra è tornata a fare capolino nella regione. Questa volta sono stati gli azerbaigiani ad avere la meglio, riprendendo buona parte del Nagorno manu militari e i sette distretti circostanti dopo l'accordo mediato dalla Russia. Gli armeni, secondo quest'ultima intesa, sono rimasti in possesso dell'area del capoluogo del Nagorno, Stepanakert, mentre il corridoio di Lachin, arteria di collegamento tra la regione e l'Armenia, è stata posta sotto il controllo internazionale dei russi.

La delegazione italiana, oltre ad aver visitato i luoghi coinvolti nel recente conflitto, si è recata il 7 dicembre a Baku, dove ha incontrato il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev. Oltre ai temi riguardanti la guerra nel Nagorno, sul tavolo dei colloqui anche questioni di carattere economico e commerciale.

Riguardo allo status della regione, tra i deputati italiani intervenuti si registrano le dichiarazioni del vice presidente del Copasir, Adolfo Urso: “Solo città distrutte e campi minati laddove una volta vi erano centinaia di migliaia di persone – ha detto in un'intervista rilasciata a una tv azerbaigiana – Ora i profughi potranno tornare, speriamo che possano anche dimenticare il dolore subito, perché finisca la spirale delle vendette e il dramma non si ripeta mai più”.

Alla visita della delegazione italiana, farà seguito quella del sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano.

Quest'ultimo è in missione nel Caucaso da alcuni giorni e dopo gli incontri tenuti a Yerevan, nelle prossime ore è atteso a Baku: “Ho voluto testimoniare alle autorità armene – si legge in una dichiarazione di Di Stefano sui social – il nostro sostegno in un momento difficile per il Paese e l’incoraggiamento ad attuare l’intesa tripartita firmata con Azerbaijan e Federazione Russa il 9 novembre scorso, sperando che possa porre le basi per la stabilizzazione e la pacificazione regionale”.

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