Sisma in Nepal

Nepal, estratti vivi dalle macerie dopo cinque giorni

Nepal, corsa contro il tempo per cercare di salvare più vite possibile. Neonato in salvo dopo 22 ore di ricerche

Nepal, estratti vivi dalle macerie dopo cinque giorni

Si continua a scavare tra le macerie in una spasmodica corsa contro il tempo per salvare quante più vite possibile. E nonostante siano passati già cinque giorni dalla terribile scossa sismica che ha devastato il Nepal, qualcuno riesce a farcela. L'ultimo è un ragazzo di quindici anni, rimasto intrappolato nel crollo di un edificio, a Kathmandu. I soccorritori hanno lavorato per ore per cercare di raggiungerlo. E quando il ragazzo, messo su una barella, è stato issato in alto dai soccorritori, dalla folla si è levato un applauso. L’adolescente è apparso stordito, con il volto coperto di polvere, e i medici gli hanno messo subito una flebo al braccio per reidratarlo. Nel frattempo, secondo un tweet del direttore di Nepal Times, una ragazzina di 11 anni è stata estratta viva dall’esercito nepalese dopo 90 ore, a Bhaktapur, la cittadina alle porte ella capitale, uno dei siti considerati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Sempre a Bhaktapur, poco prima era stata tratta in salvo un’anziana donna, lievemente ferita, in stato di choc ma tutto sommato in buone condizioni. Ieri era stato tratto in salvo un neonato di appena quattro mesi.

La Farnesina informa che "al momento è sceso a tre il numero dei connazionali che l'Unità di crisi sta ancora cercando di rintracciare" in Nepal. Un aereo C130 italiano è arrivato nellea notte (le 2.45 ora locale) a Kathmandu ed è ripartito circa un'ora dopo con a bordo 29 superstiti del terremoto, tra cui 23 italiani e sei cittadini di altre nazioni europee. Altri due italiani, che nel frattempo avevano raggiunto l'India, sono saliti a New Delhi dove l'aereo ha fatto scalo.

Almeno 150 escursionisti, tra cui 50 stranieri, rimasti intrappolati sui sentieri della valle di Langtang, ieri sono stati tratti in salvo e sistemati in un campo di accoglienza. Sul circuito di Langtang, a 130 km da Kathmandu, vicino al confine con il Tibet, c’erano 150 trekker stranieri e 200 nepalesi al momento del sisma. Il 90% della panoramica vallata è stato devastato, mentre 55 alberghi sono stati travolti da frane e valanghe.

Dovrebbe rientrare questa sera in Italia lo speleologo italiano Giuseppe Antonini, scampato alla frana provocata dal terremoto che ha sepolto il villaggio di Langtang. Antonini dovrebbe arrivare a casa, ad Ancona, in nottata. Nella frana sono morti altri due speleologi che facevano parte del gruppo di Antonini: il medico anestesista Gigliola Mancinelli, anche lei di Ancona, e il trentino Oskar Piazza. Ferito invece il quarto italiano del gruppo, Giovanni (Nanni) Pizzorni, che ha riportato alcune fratture.

Con un sistema fognario gravemente danneggiato, le carcasse di animali in putrefazione tra le macerie e centinaia di migliaia di persone che dormono all’aperto, il Nepal deve affrontare il rischio epidemie. "In un ambiente in cui l’igiene è scarsa e la gente beve l’acqua che arriva da sorgenti dubbie, c’è sempre il rischio di malattie dall’acqua infetta, diarrea, o infezioni respiratorie", ha ammesso Patrick Fuller, portavoce ella Corte Rossa Internazionale per l’Asia-Pacifico.

A Kathmandu migliaia hanno trascorso la quinta notte all’addiaccio. E come ha detto il responsabili del Centro emergenza disastri del ministero dell’Interno, Rameshwor Dandal, "la natura sembra congiurare contro di noi".

Le squadre di soccorso hanno dovuto lavorare sotto la pioggia battente e gli elicotteri ancora una volta hanno faticato a volare verso le località più remote.

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