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Il “non-accordo” UE-Turchia che mette a rischio l’Europa

L'Ue può fidarsi della Turchia, Paese che ha palesemente supportato i jihadisti fornendo loro assistenza medica su proprio territorio, supporto logistico ed armamenti?

Il “non-accordo” UE-Turchia che mette a rischio l’Europa

L’accordo tra Unione Europea e Turchia sulla questione dei profughi non solo suona più come un “non-accordo”, in quanto pieno di ambiguità e aspetti poco chiari, ma è anche una palese sconfitta dell’UE che si trova ancora una volta a chiudere occhi e orecchie davanti a un’odierna Turchia che, oltre a reprimere la libertà di stampa, di fatto ha intrattenuto e intrattiene rapporti con quei jihadisti che l’Europa afferma di voler combattere.

Il “non-accordo” mostra da subito due fattori problematici e confusionari, il primo prettamente tecnico e il secondo legato alla sicurezza.

La prospettiva dell’ “uno per uno”, secondo il quale tutti i migranti che andranno in Grecia verranno respinti in Turchia e per ciascuno di questi (siriano o iracheno) rientrato, Ankara ne manderà uno in UE, suona estremamente semplicistico e impossibile da applicare, visto che non sembra tener conto di aspetti come l’identificazione (che può richiedere settimane se non mesi), l’aspetto logistico e quello del trasporto oltre alle modalità di monitoraggio e respingimento che restano un punto interrogativo.

C’è poi un ulteriore elemento legato alle domande di asilo dei profughi, valutate a loro volta dalle autorità dell’UE che prevedono il rimpatrio di quelli con esito negativo e di coloro che non presentano richiesta di asilo (ammesso che ve ne siano); una procedura che richiede tempistiche molto lunghe e nel frattempo giungeranno altre migliaia di profughi e dunque altre domande. Il risultato? Un enorme ingorgo.

I profughi ai quali verranno accettate le richieste di asilo dove verranno poi indirizzati? In quali paesi dell’UE? Ci sono accordi chiari tra i paesi membri? Chi si occuperà poi di distinguere tra i siriani e gli altri ai quali non spetta asilo?

Un altro fattore estremamente problematico è poi quello legato alla sicurezza: l’UE può fidarsi della Turchia? Paese che ha palesemente supportato i jihadisti fornendo loro assistenza medica su proprio territorio, supporto logistico ed armamenti?

Una Turchia che non è stata in grado di controllare il transito sul proprio territorio di volontari jihadisti che passavano per l’aeroporto di Istanbul e che trovavano rifugio nelle aree a ridosso del confine siriano?

Non dimentichiamo che centinaia di passaporti siriani vergini ed autentici sono stati trafugati dai jihadisti dell’ISIS negli uffici governativi e potrebbero dunque diventare un vero e proprio “cavallo di troia” per far infiltrare terroristi tra i profughi, spacciandoli per siriani.

Inoltre, in Turchia è in atto una durissima repressione nei confronti di media e quotidiani non allineati con il governo filo- Fratelli Musulmani, come dimostra il recente caso del quotidiano Zaman, requisito e occupato da uomini di Governo.

Insomma, il “non-accordo” è una sconfitta su tutti i fronti per l’UE, visto che è di difficile attuazione, non garantisce la sicurezza e premia un paese che è ben lontano da quei valori che l’Europa dice, almeno a parole, di tutelare.

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