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Obama rischia di cacciare migliaia di afroamericani da Chicago

La realizzazione dell'Obama presidential center, a Jackson Park, a sud di Chicago, mette a rischio le case di molti afroamericani a basso reddito che vivono in quella zona

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Era il 3 maggio 2017 quando l'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama presentava, insieme alla moglie Michelle, il progetto da 500 milioni di dollari dell’Obama Presidential Center, il centro culturale che verrà realizzato dalla Obama Foundation a Chicago. La struttura sarà costruita all’interno del Jackson Park, un parco nella parte meridionale della città che si estende lungo il lago Michigan. I tre edifici principali che faranno parte del centro sono un museo, un auditorium e la biblioteca presidenziale. Come racconta il Corriere della Sera, la library di Obama sarà tutto - parco, museo, centro atletico, giardino d’inverno, ci sarà perfino uno studio di registrazione - fuorché una biblioteca che raccoglie i documenti della presidenza.

Ma c'è un novità che rischia di macchiare per sempre la reputazione dell'ex presidente democratico. Come riporta l'Associated Press, la realizzazione dell'Obama Presidential Center e la trasformazione e riqualificazione di un quartiere popolare in uno residenziale mette a rischio 4.500 famiglie a basso reddito, perlopiù afroamericane. Woodlawn, a 10 miglia dal centro e a pochi passi da Jackson Park, è popolata da afroamericani per oltre l'80%, con quasi il 40% dei suoi 25.000 residenti che vivono al di sotto della soglia di povertà, secondo il demografo di Chicago Rob Paral.

Gli affitti nella zona del South side di Chicago dove sorgerà la biblioteca dedicata a Barack Obama stanno già lievitando e gli attivisti chiedono che le famiglie più povere vengano tutelate. Il rischio che siano costrette ad emigrare è concreto. Tant'è che i cittadini del South side hanno chiesto alla Fondazione Obama di siglare accordi specifici per tutelare i residenti. Nel corso di una riunione con la fondazione tenutasi a settembre 2017, l'attivista Jeannette Taylor ha chiesto se Obama avrebbe firmato un simile accordo. L'ex presidente, in collegamento video, ha affermato che in qualità di ex amministratore della comunità di Chicago ha capito le preoccupazioni, ma non crede sia necessario un patto poiché la fondazione, che sta raccogliendo fondi e supervisionando la costruzione, non ha fini di lucro. "Il motivo per cui vogliamo farlo (è) perché questa è la comunità a cui teniamo" ha sottolineato il primo presidente di origini afroamericane della storia degli Usa, ma gli attivisti lo hanno interrotto in segno di protesta.

"Ha dimenticato le persone che lo hanno fatto eleggere" ha osservato Taylor, che ora prosegue la sua battaglia dai banchi del consiglio comunale. Taylor ha sponsorizzato un'ordinanza che chiede protezioni per i residenti in un raggio di 2 miglia attorno alla biblioteca di Obama, tra cui la designazione del 30% degli alloggi dell'area a prezzi accessibili, edifici offerti agli attuali inquilini e la creazione di un fondo fiduciario comune per aiutare i residenti. La Fondazione Obama non ha preso posizione sull'ordinanza. L'Università di Chicago, che possiede terre vicine, ne mette in discussione la legittimità. La riqualificazione della zona potrebbe rivelarsi un boomerang per le famiglie che lì vivono da una vita. Si prevede che il centro attirerà circa 800.000 visitatori all'anno, il che si traduce in 110 milioni di dollari spesi in città ogni anno, secondo uno studio commissionato dall'Università di Chicago nel 2014. Ma i residenti contiuneranno a combattere affinché i loro alloggi vengano tutelati.

"Le cose migliori che mi sono successe nella vita sono accadute in questa comunità!" ha ricordato l'ex presidente dem durante la presentazione del progetto. Qui, nel South side di Chicago, è nata la sua carriera politica.

Ma con la realizzazione di questo centro Obama sembra dimenticarsi della gente che lo ha sostenuto e votato non solo come politico ma come simbolo di una comunità che attendeva da tempo un riscatto.

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