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Orban incoraggia il ritorno in Ungheria dei venezuelani di etnia magiara

La politica della "porta aperta", varata dal leader conservatore riguardo alla crisi venezuelana, ha subito suscitato aspre critiche da parte delle forze politiche ungheresi di opposizione

Orban incoraggia il ritorno in Ungheria dei venezuelani di etnia magiara

L'Ungheria, Paese ultimamente balzato agli onori della cronaca per la sua "linea dura" nei riguardi dei flussi di richiedenti asilo diretti in Europa, ha in questi giorni manifestato la propria "disponibilità" ad accogliere i "profughi venezuelani".

L'esecutivo Orbán ha infatti di recente annunciato di volere rendere la propria nazione un "rifugio per i perseguitati dal regime comunista di Maduro". Per il momento, la strategia umanitaria del leader di Fidesz si tradurrà in agevolazioni dirette esclusivamente ai "Venezuelani di origini magiare".

Le autorità di Budapest hanno infatti comunicato l'istituzione di un "permesso speciale di soggiorno" nel Paese est-europeo, rivolto a tutti i cittadini della Repubblica Bolivariana che attesteranno "ascendenze ungheresi". Mediante l'introduzione del documento in questione, il governo Orbán intende perseguire un "duplice scopo": agevolare l'arrivo nella nazione danubiana di tanti "martiri del comunismo" e "riconsegnare alla madrepatria" migliaia di esponenti della "diaspora" magiara.

La politica della "porta aperta", varata dal leader conservatore riguardo alla crisi venezuelana, ha subito suscitato aspre critiche da parte delle forze politiche ungheresi di opposizione. Queste hanno infatti iniziato ad accusare Orbán di "ipocrisia" e di avere compiuto, in ambito migratorio, un vero e proprio "voltafaccia". Ad esempio, l'eurodeputato Csaba Molnar, membro del partito liberale Demokratikus Koalíció (Dk), ha tuonato: "Dopo avere trascorso gli ultimi mesi a condurre una martellante propaganda contro i flussi migratori, Orbán si dichiara improvvisamente favorevole all'immigrazione dal Sudamerica. Da nemico dei clandestini, il premier è divenuto di punto in bianco un promotore delle masse di irregolari dirette in Ungheria. Il primo ministro deve essere quindi processato per incitamento all'immigrazione irregolare".

La recente decisione delle autorità di Budapest è stata difesa con forza da Gergely Gulyas, capo di gabinetto del leader di Fidesz. Costui ha rintuzzato le critiche delle opposizioni affermando: "Il permesso speciale istituito dal governo non è rivolto a stranieri, ma a nostri connazionali. Equiparare i Venezuelani di sangue ungherese ai clandestini africani o mediorientali che cercano di varcare i confini del nostro Paese significa offendere platealmente la gloriosa storia del nostro popolo.

La strategia umanitaria del primo ministro, inoltre, mira ad assicurare protezione a veri profughi, ossia a chi attualmente vede la propria vita minacciata dalla repressione ordinata dal dittatore comunista Maduro."

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