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Osama, l'uomo torturato dall'Isis: "Ecco la mia prigionia"

Una storia che fa riflettere quella raccontata da Osama che parla del suo rapimento e della sua cattura attuata dall'Isis per delle semplici foto sul cellulare

Osama, l'uomo torturato dall'Isis: "Ecco la mia prigionia"

La storia di Osama potrebbe essere paragonata a quella di tante altre persone alle quali l'Isis ha distrutto la vita soltanto per non aver aderito allo Stato Islamico oppure per condurre una vita diversa

La rivoluzione siriana, che inizialmente non aveva toccato l'esistenza di Osama, ha successivamente portato scompiglio all'interno della sua vita definibile stabile visto che l'uomo aveva un lavoro e si trovava bene a trascorrere le sue giornate dentro la città di Aleppo. Aveva scelto di trasferirsi dalla Libia e tornare in Siria, la sua terra natale riferisce il Tpi. Qui vivono i suoi genitori, lui aveva deciso di abitare proprio accanto alla loro abitazione. Una scelta che, a distanza di qualche anno, si sarebbe rivelata sbagliata e di quelle che fanno rimpiangere il passato. Infatti in Libia Osama aveva una posizione stabile da manager all'interno di una grossa società che si occupava di manutenzione delle auto a Beirut. Il trasferimento in Siria è avvenuto nel 2012.

"Le proteste contro il regime siriano erano diffuse in diverse città siriane, ma la situazione ad Aleppo e nelle sue campagne era abbastanza stabile", dice Osama a Tpi. Quindi, nonostante la rivoluzione siriana stesse prendendo piede ad Aleppo si viveva discretamente. L'Esercito Siriano Libero, sotto il comando di Abdul al-Qader Saleh aveva ridato addirittura nuova speranza a tutti i siriani che credevano nella bontà e soprattutto nella ferma moralità del generale. Purtroppo però quest'ultimo divise il territorio siriano assegnandolo ai suoi sottoposti che non avevano la stessa integrità del loro comandante e questi iniziarono a rapire e ad abusare del potere che la carica aveva concesso loro:"Aumentarono i casi di furto, rapimento e richieste di riscatto. Mentre l’attenzione di al-Qader Saleh era rivolta al mantenimento dell’assedio sull’aeroporto di Quiris, un certo numero di leader e membri dell’Esercito libero ne approfittarono per fare ciò che volevano. Nel frattempo tempo il Fronte islamico si era formato e cresceva in silenzio, portando a sé un certo numero di elementi e contribuendo alla formazione dell’Isis".

L'arrivo dell'Isis, la formazione del sedicente Stato Islamico

I problemi sono iniziati nell'aprile del 2013, quando è stata annunciata la formazione del sedicente Stato Islamico che si è scontrata in maniera diretta con l'Esercito Libero Siriano e al successivo ritiro di quest'ultimo.

"All’inizio la popolazione non era contro l’Isis a causa delle azioni intraprese dagli elementi dell’Esercito libero, come furti, saccheggi, rapimenti. In quella prima fase gli uomini dell’Isis trattavano bene le persone. Poi imposero la loro legislazione, con forti restrizioni: l’hijab diventò obbligatorio per tutte le donne e le ragazze, il fumo fu bandito, venne introdotta la zakat (obbligo di “purificazione” dalla ricchezza prescritto dal Corano, ndr) e tutti furono costretti a seguire corsi obbligatori islamici, mentre i cristiani dovettero lasciare la città".

Mentre Osama stava guidando la propria autovettura a Manbij è stato fermato da una pattuglia dell'Isis e trasportato in un centro investigativo del sedicente stato. Qui gli è stato detto che un veicolo uguale al suo aveva aperto il fuoco contro un'altra pattuglia. È stato sottoposto a quattro giorni di prigionia dove gli venivano fatte sempre le stesse domande:"Perché non ti sei unito al movimento? Dove è la tua famiglia?", e così via. La situazione è però peggiorata quando i soldati hanno controllato il cellulare dell'uomo: infatti all'interno del dispositivo, regalatogli dal fratello che viveva in Libia, c'erano fotografie che ritraevano posti tipicamente sciiti.

"Lo sciita per l'Isis è un nemico che va ucciso. Sebbene non lo fossi, venni accusato di lavorare per il regime siriano, di spionaggio, e fui rinchiuso in carcere per altri tre giorni. Eravamo più di venti prigionieri in una cella. Ero circondato da dieci membri di al-Nusra detenuti in cambio di prigionieri dell’Isis. Un uomo era dentro perché accusato di fumare, un altro per non aver pregato. Il capo del carcere era un saudita conosciuto come Abu Hashim al-Jazrawi".

La condanna inflittagli dal giudice fu di 100 frustate, da eseguire immediatamente dopo la lettura e il sequestro di auto e telefonino. Le atrocità commesse dall'Isis sono state ben raccontate da Padre Mourad, che trascorse ben 140 giorni di prigionia ma ascoltare quanto detto da Osama al Tpi fa rabbrividire.

"Fui spogliato dei miei vestiti e il boia cominciò a flagellarmi. Ricordo molto bene il dolore che sentii per le prime venti frustate, poi persi rapidamente la sensibilità. Mi sentivo intorpidito dal dolore. Eppure ero felice, perché mi aspettavo di essere condannato a morte".

Quando tornò a casa il lavoro iniziò a non ripagare gli sforzi a causa delle alte tasse, inoltre il clima di terrore si era oramai diffuso a causa anche delle brutali esecuzioni che il movimento attuava. Un ragazzo curdo fu decapitato e il corpo fu appeso in piazza, come monito.

È stato arrestato nuovamente nel 2015, dopo aver comprato due pacchetti di sigarette da un commerciante che le smerciava illegalmente.

"Mi colpirono con bastoni elettrici. Le percosse e le torture proseguirono per circa due ore, finché non svenni. Quando mi svegliai non sapevo da quanto tempo ero nella cella. Intanto uno dei prigionieri mi stava lavando la faccia con acqua e mi stava pulendo il sangue". Poi Osama continua a raccontare di tutte le brutali torture e metodi di intimorimento che l'Isis applicava ai suoi prigionieri "Due giorni dopo il mio arrivo, iniziò per me un altro ciclo di torture. La mia mano fu appesa al muro e vi restò per 12 ore. Ricordo che successivamente rimasi 21 giorni senza poterla muovere: uno dei prigionieri mi aiutava persino ad andare in bagno e ripulirmi. Le mie dita erano completamente intorpidite e non riuscivo a controllare il mio corpo".

Un giorno d'aprile del 2016 tutti i prigionieri sono stati svegliati ed è stato letto un comunicato in cui si annunciava che la Corte Islamica di Aleppo aveva deciso di uccidere otto prigionieri accusati di tradimento e infedeltà. Erano tutti studenti universitari che avevano tentato la fuga per poter completare gli studi, cosa assolutamente contraria ai principi dettati dall'Isis.

Il 14 maggio Osama è stato rilasciato dopo un'amnistia concessa in occasione dell'inizio del Ramadan "Le strade della città erano quasi vuote ed era la prima volta che vedevo il sole per molti mesi. Andai verso il centro e, quando arrivai, vidi qualcosa di orribile: i corpi dei otto miei amici, giustiziati, erano appesi nella piazza, i giovani che avevano partecipato alle dimostrazioni studentesche ad Aleppo contro il regime siriano per anni erano stati giustiziati con l’accusa di essere spie del regime. È stato davvero duro".

Successivamente gli sono stati confiscati tutti i beni, sul muro di casa ha trovato scritto "Questa proprietà appartiene allo stato Islamico". Osama ha quindi deciso di fuggire verso la città di Azaz, sotto il controllo dell'Esercito Siriano Liberato: "Lasciai tutto dietro di me: la mia casa, la mia terra, il mio lavoro. Portai solo alcuni vestiti per i miei bambini".

Una serie di peripezie e pagamento di tangenti lo hanno portato ad approdare in Italia passando per il Libano, dopo che anche lì aveva provato a vivere ma a causa della grave malattia dei suoi figli è stato costretto attraverso il medico curante a richiedere un visto italiano per poter entrare e veder finalmente curati i propri bambini.

Osama ora vive a Mestre, in provincia di Venezia con la sua famiglia.

I figli studiano in Italia e il sogno è quello un giorno di poter tornare in Siria.

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