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Il Papa e la pedofilia in Cile: il caso che fa discutere

Papa Francesco avrebbe "promosso" un vescovo accusato di "aver assistito o di aver preso parte" a casi di abusi sessuali ai danni di minori

Il Papa e la pedofilia in Cile: il caso che fa discutere

Papa Francesco, nel suo viaggio in Cile, ha ribadito la sua ferma condanna nei confronti della pedofilia, esprimendo più volte "dolore e vergogna":"Dobbiamo ascoltare i bambini, che si affacciano al mondo con i loro occhi pieni di meraviglia e innocenza e attendono da noi risposte reali per un futuro di dignità - ha dichiarato il Papa - E qui non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato a bambini da parte di ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato, perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime, mentre dobbiamo impegnarci perchè ciò non si ripeta". Esistono una vicenda in particolare, però, che sta facendo discutere. Una "promozione" di cui Francesco sarebbe stato l'artefice.

Il Cile, com'è noto, è stato suo malgrado interessato da numerosi casi di abusi su minori perpetrati da uomini di Chiesa. Episodi che hanno reso particolarmente complicato il viaggio del papa in quella nazione. Fernando Karadima, un importante parroco di El Bosque, a Santiago, è stato condannato ad una vita di "preghiera e penitenza" dopo essere stato accusato di numerosi abusi sessuali ai danni di minorenni. In occasione del sesto viaggio del pontefice in sud America, il presidente della Camera del parlamento cileno ha consegnato nelle mani di Bergoglio una missiva tramite cui alcuni fedeli hanno chiesto di annullare la nomina di Juan Barros come vescovo della diocesi di Osorno. Barros, infatti, risulta essere stato tra i più stretti collaboratori di Karadima. Ma ci sarebbe dell'altro.

Secondo questo articolo di Sandro Magister, infatti, Barros farebbe parte di quell'elenco di tre ecclesiastici che sono stati "accusati di aver assistito o di aver preso parte ad alcuni degli abusi sessuali compiuti dal loro maestro". Nonostante le "verifiche" della Santa Sede, che avrebbero portato il Vaticano ad esonerare dai loro uffici i tre vescovi, Barros compreso, questo collaboratore di Karadima sarebbe stato in qualche modo "promosso". Una lettera pubblicata dall'Associated Press e risalente al gennaio del 2015, peraltro, segnalerebbe come Francesco abbia in qualche modo avallato la linea del nunzio apostolico, Ivo Scapolo, che aveva invitato Barros alle dimissioni. Ha scritto Magister al riguardo sul suo blog: "Il nunzio disse inoltre a Barros in via confidenziale – sempre stando a quanto scrive il papa – che lo stesso passo sarebbe stato richiesto anche agli altri due vescovi sotto accusa. E ancora:"Barros, però, nell'atto di rinuncia da lui fatto pervenire alle autorità vaticane verso la fine del 2014, mise per iscritto anche ciò che il nunzio gli aveva detto sotto segreto riguardo agli altri due vescovi. E questa infrazione – scrive il papa nella lettera – "complicò e bloccò" tutto". L'uomo di Chiesa in questione, in fin dei conti, non è stato allontanato definitivamente, ma è stato anche nominato vescovo di Osorno. Una decisione che sarebbe ascrivibile proprio a Francesco.

"Tuttavia - ha scritto Bergoglio nella lettera pubblicata da Associated Press - verso la fine dell’anno è emerso un problema serio. Il Signor Nunzio chiese a Mons. Barros la rinuncia e lo esortò a prendersi un periodo di sabbatico (un anno, per esempio) prima di assumere un’altra responsabilità pastorale come vescovo diocesano. E gli aggiunse che la stessa procedura si sarebbe fatta con i vescovi di Talca e di Linares, ma lo pregò di non dire niente a costoro. Mons. Barros fa arrivare il testo della sua rinuncia aggiungendovi questa considerazione del Nunzio". Un impedimento, insomma, che avrebbe complicato l'annunciato allontanamento. Data la posizione del pontefice, non si comprenderebbero comunque le ragioni alla base della "promozione" di Barros. "Il giorno che avremo una prova contro il vescovo Barros, parlerò. Non c’è una sola prova d’accusa.

Le altre sono tutte calunnie, chiaro?", ha detto Bergoglio ai giornalisti cileni che lo hanno incalzato sul "caso Barros".

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