Mondo

Il Pentagono intercetta un ICBM nello spazio

Il test si è svolto questa notte. Simulato per velocità e portata un ICBM nordcoreano. Non esiste una percentuale inferiore al 100% per colpire il bersaglio

Il Pentagono intercetta un ICBM nello spazio

Per la prima volta gli Stati Uniti, in base alla valutazioni iniziali, sono riusciti ad intercettare un bersaglio che ha simulato per velocità e portata un missile balistico intercontinentale (ICBM) nordcoreano. La Missile Defense Agency continuerà a studiare i dati raccolti per ottimizzare il sistema missilistico noto come Midcourse Defence Ground. Il razzo disarmato è decollato questa notte dall’atollo Kwajalein, nelle isole Marshall, nell'Oceano Pacifico. L’intercettatore è stato lanciato da un silo missilistico sotterraneo nella base aerea di Vandenberg, a nord di Los Angeles. La manovra nota come “colpire un proiettile con un proiettile”, prevede il rilascio nella fase finale, a centinaia di chilometri sopra la terra, di un intercettore (kill vehicle) di cinque metri che naviga nello spazio con aggiornamenti in tempo reale, cercando di distruggere il bersaglio colpendolo alla massima velocità all'esterno dell'atmosfera terrestre.

Difendere gli Usa

La copertura Usa si basa su diversi sensori sparsi per il mondo e nello spazio. La rete in orbita è composta dalle costellazioni del Defense Support Program e Space Based Infrared System. Il radar SBX-1 a banda X è solitamente rischierato a Pearl Harbor, nelle Hawaii. Diversi i radar di allerta precoce sono collocati in Alaska, Groenlandia, Gran Bretagna, Qatar, Taiwan e Giappone. La griglia di allerta su basa sui radar SPY-1 dei vettori Aegis sparsi nel globo. Tutti i dati sono gestiti dal sistema centrale di controllo presso la Schriever Air Force Base. I trentasei missili intercettori sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Entro l’anno, le postazioni di fuoco saranno portate a 44. Non esiste una percentuale inferiore al 100% per colpire il bersaglio.

I successi ed i fallimenti del Ground-based Midcourse Defense

Fin dagli anni ’90, gli Stati Uniti sviluppano un programma antimissile a livello nazionale con l’obiettivo di proteggere il territorio americano dagli arsenali nucleari minori realizzati dalla Corea del Nord e, potenzialmente, dall’Iran. Non è assolutamente concepito per contrastare quelle che sono definite come le forze strategiche stabilite, come Russia e Cina. Non esiste uno scudo di difesa antimissile in grado di azzerare una minaccia stratificata di proiezione lanciata da una potenza nucleare. Gli Stati Uniti hanno più volte testato le capacità del sistema GMD contro minacce balistica, ma il test di questa notte è stato il primo destinato ad un bersaglio che simulava le caratteristiche di un ICBM. L’ultimo test risale al giugno del 2014, quando un intercettore riuscì a distruggere un missile balistico a raggio intermedio. Quello del 2014 era anche l’ultimo successo dopo quattro precedenti fallimenti in quasi cinque anni e mezzo di test. Con l’intercettazione di questa notte, il Ground-based Midcourse Defense ha colpito il bersaglio dieci volte su 18 test effettuati.

Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizza i dati di orientamento e sensori di bordo per identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Gli intercettori a tre stadi sono progettati per distruggere i missili con l’energia cinetica da impatto. Nei test di intercettazioni eseguiti dal 2010 al 2013, il bersaglio non è mai stato colpito. Nel gennaio 2016 il sistema GMD ha completato un successo una prova di volo progettata per valutare le prestazioni dei nuovi propulsori ridisegnati. Ogni test di intercettazione costa mediamente 244 milioni di dollari.

L’architettura di difesa del Pentagono prevede sistemi più affidabili (Patriot/THAAD), tuttavia progettati per intercettare missili balistici a media e breve distanza.

Commenti