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Il piano Merkel è fallito: la Germania dice no ai profughi

Le aziende tedesche hanno assunto solo 54 rifugiati. E adesso Berlino si ritrova 100mila disoccupati in più

Il piano Merkel è fallito: la Germania dice no ai profughi

Integrare i profughi? Sembra davvero impossibile se anche la Germania - la cui Cancelliera da tempo incentiva l'accoglienza - si ritrova con appena 54 rifugiati assunti dalle grandi aziende a fronte dell'oltre un milione di persone arrivate sul suolo tedesco negli scorsi mesi.

Berlino ora si ritrova ad affrontare una sfida forse non preventivata da Frau Angela: l'impatto dell'immigrazione sull'occupazione e sulle pensioni. All'accoglienza vanno imputati infatti i numeri sulla disoccupazione del prossimo anno anticipati dal ministero delle Finanze tedesco: come racconta La Stampa, si parla infatti di una crescita di 110mila persone senza lavoro in più rispetto al 2016. Un totale di 2,86 milioni di disoccupati, con un trend in crescita nei prossimi anni che dovrebbe raggiungere i 3,1 milioni entro il 2020.

A nulla è servita - almeno per ora - la legge che sospende per tre anni la clausola di preferenza a favore di lavoratori tedeschi o con passaporto Ue. Soprattutto se si pensa che sono solo tre le grandi aziende che hanno aperto le porte ai rifugiati (50 alla Deutsche Post, 2 alla Sap e 2 alla Merck). Meglio sarebbe andata nelle pmi, che avrebbero approfittato maggiormente della normativa a favore dei migranti.

Per questo prima il ministro dell’Economia, Sigmar Gabriel, aveva scritto alle società per spronare alle assunzioni e ora la stessa Angela Merkel ha deciso di convocare per il 14 settembre - come rivela la Bild - tutte le 30 aziende del Dax (e in particolareSiemens, Evonik, Opel, Rwe e Volkswagen) per convincerle a partecipare attivamente (e non solo nominalmente) all’iniziativa pubblico-privata Wir zusammen ("Noi assieme"). L’ufficio stampa della Cancelleria per ora non ha confermato le indiscrezioni, ma è certo che per i ceo delle grandi aziende arriverà il momento di rendere conto delle attività intraprese finora per migliorare l’integrazione.

Intanto la Bundesbank chiede al governo di affrontare il problema delle pensioni partendo dall'innalzamento dell’età pensionabile da 67 a 69 anni entro il 2030: "Un allungamento della vita lavorativa non dovrebbe essere un tabu ma deve, anzi, essere considerato come un elemento fondamentale", spiegano dalla Banca centrale tedesca. Come si muoverà ora la Cancelliera già alle prese con un costante calo dei consensi?

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