Coronavirus

"Una nuova variante del virus": dubbi e paure per il vaccino

Scoperte otre mille infezioni nel Regno Unito. I test dell'Oms per capire se porta sintomi diversi o reagisce agli antidoti

"Una nuova variante del virus": dubbi e paure per il vaccino

Nel Regno Unito sarebbe stata identificata una nuova variante del Covid-19. Ad annunciare la scoperta alla Camera dei Comuni è stato il ministro della Salute britannico, Matt Hancock. Il nuovo ceppo avrebbe causato una veloce diffusione del virus nel Sud-Est dell’Inghilterra, molto più che nel resto del Regno unito, si parla di circa mille infezioni registrate da 60 diverse autorità sanitarie locali. Al momento però, secondo quanto reso noto da Hancock, non ci sarebbero avvisaglie che farebbero pensare che questa nuova variante possa indurre sintomi più severi di quelli già conosciuti, o che non possa rispondere ai vaccini che verranno somministrati alla popolazione.

Un nuovo ceppo nel Regno Unito

Il ministro della Salute ha anche tenuto a precisare che la scoperta è stata comunicata all’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, e che al momento sono in corso dei test per monitorare la virulenza del nuovo ceppo. Come riportato dal Corriere, l’area maggiormente colpita, quella nel Sud-Est, da mercoledì prossimo sarà sottoposta alle restrizioni più rigide, quelle di livello 3. Hancock ha spiegato che “dagli ultimi dati clinici appare che sia altamente improbabile che questa mutazione non reagisca a un vaccino, ma dobbiamo restare vigili e seguire le regole e tutti devono prendersi la responsabilità personale di non diffondere il virus”.

Mike Ryan, il capo delle operazioni di emergenza dell’Oms, ha spiegato che si deve capire il significato della variante in termini di contagiosità, oltre all’effetto su terapie e vaccini. Bisogna anche capire se la nuova variante si sta diffondendo a livello internazionale o solo nel Regno Unito, se rende il virus più aggressivo, se interferisce con i farmaci e i vaccini.

A oggi non vi sono ancora risposte, ma è fondamentale studiare la mutazione per capire se è significativa. Maria Van Kerkhove dell’Oms durante il briefing sulla pandemia, ha aggiunto: “Ad oggi non ci sono prove che si comporti in modo diverso dalle altre già note. La situazione viene monitorata dal Virus Evolution Working Group nel contesto delle mutazioni scoperte nei visoni in diverse parti del mondo”.

Le altre varianti

Lo scorso giugno i ricercatori dello Scripps Research Institute in Florida avevano trovato una variante in un gene che codifica la proteina Spike. In questa variante ogni particella virale è circa 10 volte più infettiva rispetto ad altri ceppi studiati in laboratorio. Un’altra mutazione del virus era stata registrata in Spagna all’inizio di novembre, alla quale era stata attribuita la seconda ondata europea. In quel caso il virus si era diffuso tra alcuni lavoratori agricoli e aveva raggiunto gli altri paesi europei portato dai turisti di ritorno dalle vacanze estive.

In Danimarca una mutazione del Covid era stata rilevata in 12 pazienti infettati dai visoni, che erano stati abbattuti in più di mille allevamenti. Preoccupante il fatto che nessuno dei contagiati era in grado di produrre anticorpi. C’è da dire che tutti i virus vanno incontro a mutazioni, ovvero cambiamenti del loro codice genetico. Il virus vuole adattarsi al suo ospite in modo da potersi replicare, se aumenta la letalità anche il virus muore.

Al contrario, per lui è molto vantaggioso aumentare la trasmissibilità.

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