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La rete dei tunnel della droga tra Stati Uniti e Messico

Il report della Dea svela: in 26 anni scoperti e distrutti 224 cunicoli sotterranei in cui transitano ogni anno tonnellate di marijuana. L'ombra dei narcos messicani di Sinaloa e le consegne smart, via drone

La rete dei tunnel della droga tra Stati Uniti e Messico

C’è un’America sommersa, anzi sotterranea. È quella dei tunnel scavati dai narcotrafficanti dei cartelli messicani per aggirare la frontiera e inondare di droga gli Stati Uniti. La conferma arriva dall’ultimo rapporto nazionale della Dea, l’agenzia governativa anti-droga degli Usa, che snocciola i dati: dal 1990 ad oggi, sono stati più di duecento i cunicoli utilizzati dai corrieri scoperti e murati dalle forze dell’ordine americane.

“Una delle tecniche utilizzate dai narcos messicani per importare droga è quella dei tunnel sotterranei – si legge nel report della Drug Enforcement Administration -, che partono dal Messico e conducono fino a luoghi sicuri, all’interno dei confini americani. Queste gallerie sono utilizzate soprattutto per movimentare tonnellate di marijuana miste a quantitativi minori di ogni tipo di droga”.

I numeri. “I tunnel scoperti e distrutti, dal 1990 fino a marzo del 2016 sono stati in tutti 225, solo uno di questi sfociava nel confine nord. L’area interessata da queste costruzioni è specialmente quella tra la California e l’Arizona. Otto sono stati scoperti nel 2015, ben 14, invece, sono stati individuati l’anno prima”.

Dietro i tunnel c’è la mano del cartello di Sinaloa, una delle organizzazioni più ricche e potenti del narcotraffico centramericano. Una delle operazioni più significative è stata condotta a termine poco più di un anno fa quando fu scoperta una vera e propria catacomba della marijuana che collegava tra di loro due depositi. Uno nella città messicana di Tijuana, l’altra in quella di San Diego in California. Nell’ambito di quella sola inchiesta furono sequestrate quasi dieci tonnellate di “erba” che sarebbero transitate dal Messico fino agli Usa beffando la vigilanza alle frontiere.

Non solo gallerie, però. La Dea avverte: restano sempre utili e battutissimi i metodi tradizionali per spostare la droga da un Paese all’altro. Su tutti, il trasferimento in auto (con la “roba” spesso nascosta all’interno di false marmitte o negli assi dei veicoli) e quello via corriere.

Inoltre sta cominciando a imporsi la consegna di droga via aerea, per mezzo dei droni.

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