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La rivelazione del figlio di Gheddafi: "Finanziammo Sarkozy con 2,5 milioni"

Una missiva di Saif al Islam Gheddafi mette Sarkozy nel mirino e ribadisce le accuse sui presunti finanziamenti dalla Libia

La rivelazione del figlio di Gheddafi: "Finanziammo Sarkozy con 2,5 milioni"

Il figlio di Gheddafi contro Sarkozy. Si riapre il caso dei presunti finanziamenti illeciti per cui è indagato l’ex presidente della Francia. Questa volta a scoperchiare il vaso delle polemiche è Saif al Islam, figlio del colonnello libico, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.

Secondo quanti rivela Le Monde, infatti, il figlio di Gheddafi avrebbe vergato una missiva indirizzata alla magistratura di Parigi. All’interno ci sarebbe la “confessione” secondo cui il colonnello Gheddafi avrebbe versato 2,5 milioni a Sarkozy per la sua campagna elettorale.

La lettera risalirebbe a luglio e conterrebbe dettagli sul presunto finanziamento illecito. Saif al Islam avrebbe scritto che i soldi furono consegnati da Bechir Salah, uno degli uomini fidati dei Gheddafi, a un collaboratore dell'ex capo dell'Eliseo. Il danaro sarebbe stato contenuto in una valigia "che non si chiudeva tanto era piena". Come riporta l'Ansa, il figlio del colonnello avrebbe scritto: "Sarkozy aveva come rivale Dominique de Villepin. Ma le chance di vittoria di quest'ultimo erano minime (...). Ciò incoraggiò lo Stato libico ad interessarsi alla questione del sostegno a Sarkozy, sostegno che ha effettivamente ricevuto nella forma di una somma di 2 milioni e mezzo di euro".

I fatti riguardano la campagna elettorale presidenziale del 2007. L’inchiesta invece è stata aperta nel 2013, dopo le rivelazioni del sito Mediapart nel mezzo delle elezioni presidenziali che portarono Hollande all’Eliseo e Sarkozy alla sconfitta.

Le accuse sono sempre state smentite da Sarkozy. Poi però è arrivata la doccia gelata. A marzo l’ex presidente

html" target="_blank" data-ga4-click-event-target="internal" rel="noopener"> è finito in stato di fermo per alcuni giorni e poi è stato ufficialmente indagato per "corruzione passiva, finanziamento illegale della campagna elettorale e occultamento di fondi pubblici libici".

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