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Scozia, adesso si fa sentire la regina

Elisabetta rompe il silenzio: «Prima di votare pensateci bene». E l'uscita fa discutere sul suo ruolo

Domanda numero uno: in quale Paese del mondo in cui tutti i sondaggi segnalano la crescita dell'estrema destra come risposta a un'immigrazione eccessiva un premier conservatore uscente conduce una campagna elettorale in cui raccomanda ai propri sostenitori la tolleranza verso i nuovi arrivati? Risposta: in Svezia, il Paese più tollerante del mondo. Domanda numero due: tenendo conto che anche alla tolleranza c'è un limite, questo premier ha vinto le elezioni? Risposta: certo che no, le ha perse. Domanda numero tre (e ultima): e chi le ha vinte, considerando che l'estrema destra non ne aveva comunque la forza? Risposta: una coalizione di sinistra che comprende anche quella estrema, che se riuscirà a governare incoraggerà l'immigrazione ben più di prima.

In queste tre domande con risposta sta il paradosso del voto svedese di ieri, che ha visto (almeno secondo gli exit poll diffusi in serata alla chiusura delle urne) tornare al potere i socialdemocratici guidati da Stefan Lofven - che con gli alleati sfiorerebbe il 45% - e rispedito all'opposizione il leader del centrodestra Fredrik Reinfeldt, al governo dal 2006, fermo con la sua coalizione al 39,5%.

I vincitori relativi del voto di ieri sono i «democratici svedesi», cugini dei «progressisti» norvegesi, dei «popolari» danesi e dei «veri finni» finlandesi che nell'apertissima Scandinavia sono rimasti soli a dar voce (una voce che però sconfina in toni razzisti ed estremisti) all'assai comprensibile disagio di coloro che vedono progressivamente snaturare il loro mondo: oggi circa il 15 per cento dei residenti in Svezia è nato all'estero, e a loro vanno aggiunti i loro figli nati in Scandinavia. Solo quest'anno sono previsti 80mila arrivi su una popolazione totale che supera appena i 9 milioni.

La destra nazionalista guidata dal 35enne Jimmy Akesson, ostile all'invasione quotidiana di immigrati mediorientali e balcanici, ha raddoppiato i voti presi alle ultime politiche arrivando a un cospicuo 10,5 per cento. Diventa così il terzo partito nazionale, e spera di diventare ago della bilancia in Parlamento a Stoccolma. Ma i vincitori sostanziali insieme ai socialisti sono gli ecologisti, insieme con gli sconfitti più sconfitti della Storia, quei quattro gatti di comunisti svedesi che come molti altri in Europa non hanno più nemmeno il coraggio di chiamarsi col loro nome (adesso si nascondono in un cartello denominato Iniziativa Femminista).

Queste frange della sinistra buonista incassano il massimo possibile dai risultati di ieri, e si preparano ad entrare al governo per fare - in tema di immigrazione ma non solo - l'esatto contrario di quanto la maggioranza degli svedesi vorrebbe: porte sempre più aperte a stranieri che sono in gran maggioranza musulmani, più tasse e maggior presenza dello Stato.

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