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Siria, scontro a distanza tra Usa e Russia

Mosca: "Si rischia guerra mondiale". Ma Carter conferma l'invio dei reparti speciali degli Emirati Arabi

Siria, scontro a distanza tra Usa e Russia

Le forze speciali degli Emirati Arabi saranno inviate in Siria per addestrare i guerriglieri arabi sunniti in vista dell’offensiva su Raqqa. A poche ore di distanza dall’accordo raggiunto per il cessate il fuoco nella guerra civile siriana, siglato dal segretario di Stato John Kerry e dal suo omologo russo Sergey Lavrov, il segretario alla Difesa americano Ash Carter conferma il rischieramento del contingente degli Emirati Arabi Uniti.

"Non posso comunicare altri dettagli – ha aggiunto Carter da Bruxelles – ma faranno parte di sforzo militare congiunto guidato dagli Stati Uniti e supportato anche dalle forze speciali saudite. Ultime indiscrezioni parlano di un contingente pronto al rischieramento entro la fine di marzo".

Dallo scorso dicembre, gli USA hanno schierato in Siria orientale un piccolo contingente formato da 50 berretti verdi. "Il nostro obiettivo – ha spiegato il segretario alla Difesa degli Stati Uniti – è quello di addestrare le forze di terra sunnite che avranno il compito di riconquistare Raqqa, capitale dello Stato islamico. I paesi che non prenderanno parte allo sforzo congiunto per combattere l’Isis, rimpiangeranno tale scelta. Un giorno, quando saremo vittoriosi, ci ricorderemo di tutti, degli alleati e di chi non ha partecipato alla guerra".

"Abbiamo raggiunto un accordo con Mosca – precisa Carter – ma non vi è alcun cessate il fuoco nella guerra contro l’Isis, questo punto deve essere chiaro. L’accordo raggiunto ha l’obiettivo di accelerare l’invio degli aiuti umanitari alle comunità siriane assediate". Tramontata la “pericolosa” proposta dell’Arabia Saudita per la creazione di una coalizione islamica su larga scala per contrastare lo Stato islamico, l’invio di un piccolo contingente per addestrare le forze locali piace alla Casa Bianca.

Si stima che in cinque anni di guerra civile, siano morte più di mezzo milione di persone. La guerra in Siria ha causato la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale. Le Nazioni Unite affermano che almeno 600 mila persone in Siria necessitano di urgenti cure ed assistenza. Dall’inizio del 2015, secondo l’Organizzazione, il governo siriano ha autorizzato soltanto 13 convogli di aiuti umanitari sui 113 proposti.

Il rischieramento delle truppe speciali degli Emirati Arabi Uniti e dei sauditi non è stato affrontato dai partecipanti all’International Syria Support Group a Monaco di Baviera. "La nostra lotta insieme con il governo siriano continuerà – ha commentato a margine della 52a sessione della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov - ci aspettiamo la collaborazione militare degli americani così da creare quel fronte congiunto contro il terrorismo auspicato dal presidente Putin".

Il Cremlino è sempre stato contrario alla presenza di ulteriori forze straniere in Siria. "Gli americani ed i partner arabi – ha dichiarato al quotidiano Handelsblatt il primo ministro russo Dmitry Medvedev, poche ore prima che iniziassero gli incontri per la cessazione delle ostilità in Siria - devono riflettere su questo: vogliono una guerra permanente? Tutte le parti devono essere portate al tavolo delle trattative, invece di scatenare una nuova ed interminabile guerra mondiale".

Nonostante l’accordo raggiunto (sulla carta), Stati Uniti e Russia rimangono distanti sulle fazioni presenti in Siria che dovrebbero beneficiare del cessate il fuoco. Stati Uniti, Turchia ed Arabia Saudita, ad esempio, sostengono gruppi armati che non rientrano, secondo Mosca, negli accordi appena raggiunti. Lavrov, infatti, ha confermato che la campagna aerea russa sarà comunque a sostegno dei militari di Assad e che i raid continueranno contro i gruppi terroristici presenti in Siria come lo Stato islamico, il fronte al-Nusra, affiliato siriano di al-Qaeda (e le fazioni che cercano di rovesciare il regime, alcune delle quali supportate proprio dagli USA).

Adesso bisognerà capire la reale portata del cessate il fuoco. L’obiettivo principale, quello di garantire aiuti umanitari alla popolazione assediata, sembra essere stato raggiunto sulla carta. L'Onu ha già identificato 19 zone assediate. In cima alla lista c’è la città di Madaya dove i civili muoiono di fame da settimane. L’Onu avrebbe un piano anche per rifornire Deir ez-Zor, inaccessibile dal terreno e sotto assedio dello Stato islamico.

La comunità internazionale, intanto, preme per la fine del sostegno militare russo ad Assad. L’ultimo in ordine di tempo a lanciare un appello al Cremlino è stato il presidente francese Francois Hollande. Dobbiamo fare in modo che Bashar al-Assad lasci il potere – ha detto Hollande - è grazie all’intervento russo che continua a massacrare terroristi e civili. La Russia deve immediatamente arrestare il proprio sostegno militare a Damasco.

Appare evidente che i colloqui di Monaco, almeno secondo l’Occidente, mirano ad una futura transizione politica in Siria. "La questione principale, a poche ore dall'accordo, è capire le intenzioni di Assad. Quest’ultimo dovrà dimostrarle fin da subito, nel garantire libero accesso alle zone che controlla con il suo esercito. Quello che nonostante i proclami è stato definito l’accordo Kerry-Lavrov, potrebbe non aver tenuto nel giusto conto proprio dei siriani.

Le opposizioni siriane in esilio hanno già rifiutato il cessato il fuoco, ritenendo ogni accordo nullo fino a quando in Siria ci saranno i pasdaran ed Assad".

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