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Siria, gli Usa preparano l'offensiva via terra con i curdi e i combattenti arabi

Come anticipato dal New York Times la guerra contro l'Isis in Siria vedrà, a breve, una nuova potente offensiva su Raqqa, capitale del sedicente stato islamico

Peshmerga curdi in Siria
Peshmerga curdi in Siria

La coalizione internazionale a guida Usa che combatte in Siria contro l'Isis potrebbe iniziare, a breve, una potente offensiva via terra verso Raqqa, capitale del sedicente stato islamico. Come scrive il New York Times l’operazione prevede un'avanzata di 3-5mila combattenti arabi della Syrian Arab Coalition, a cui si aggiungeranno circa 25mila combattenti curdi. Trentamila uomini in tutto, sul campo, protetti dai raid aerei della coalizione. L’obiettivo non è di riprendere il controllo della città quanto di isolarla, tagliando ogni linea di rifornimento. Obama, secondo il Nyt, la settimana scorsa avrebbe ordinato al Pentagono (per la prima volta) di fornire munizioni e probabilmente anche armi a chi combatte sul terreno in Siria. Ed ha approvato l’idea di una campagna aerea rafforzata a partire dalla base turca di Incirlik.

L'offensiva si dovrebbe basare sullo stesso schema usato per Kobane, la città curda dove la combinazione di attacchi aerei e via terra, attraverso i peshmerga curdi, ha permesso di sconfiggere l'Isis. Per tranquillizzare i turchi, timorosi che i loro storici "nemici" curdi possano prendere troppo campo, ci dovrebbe essere la presenza, sul campo, dei 3-5mila combattenti arabi. Ma chi fa parte della Syrian Arab Coalition? Si tratta di 10-15 gruppi dell’opposizione moderata siriana, i cui leader sono stati valutati dai militari americani. Usa e Turchia lavorano, intanto, alla stesura di un piano dettagliato per impiegare milizie arabe nella chiusura del confine fra Siria e Turchia, lungo una striscia di un centinaio di chilometri fra il fiume Eufrate e la città turca di Kilis, in modo da tagliare importanti vie di rifornimento per lo Stato islamico.

Il piano per l’offensiva verso Raqqa, la cui preparazione è iniziata prima dell’escalation dell’intervento russo, non è stato coordinato con Mosca. E sul campo potrebbero esservi pericolose sovrapposizioni.

Ma giovedi scorso alcuni funzionari del Pentagono hanno parlato in teleconferenza con le loro controparti russe per cercare di minimizzare i rischi.

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