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"Ora sono io il Messia..." E ammazza il bambino

La presunta assassina del bambino disabile si è ultimamente dichiarata colpevole esclusivamente di omicidio colposo, non di omicidio volontario

"Ora sono io il Messia..." E ammazza il bambino

Nel Regno Unito è iniziato lunedì il processo a carico di una mamma 40enne accusata di avere ucciso il figlio disabile, esasperata dal fatto che le restrizioni anti-Covid avessero determinato la sospensione delle terapie a cui si sottoponeva costantemente il bimbo. L’indagata, Olga Freeman, è nata in Russia ed è attualmente sposata con il fotografo Dean Freeman, molto noto Oltremanica. Il figlio della coppia, Dylan, di dieci anni di età, era affetto da autismo, ritardo del neuro-sviluppo globale, miopia progressiva e significative difficoltà con il linguaggio e con la comunicazione. Il minore aveva bisogno di assistenza 24 ore su 24 e frequentava una scuola speciale cinque giorni alla settimana, che era stata però chiusa dalle autorità in applicazione dei divieti anti-contagio. L’interruzione delle terapie di cui aveva bisogno Dylan, unita al fatto che il marito si assentava spesso da casa per viaggi di lavoro all’estero, avrebbero alla fine trascinato Olga verso un esaurimento nervoso e verso la decisione di uccidere, la notte tra il 15 e il 16 agosto dello scorso anno, il proprio bimbo disabile.

In quel giorno d’estate, la donna si trovava infatti nella propria abitazione di Acton, a ovest di Londra, sola in casa con Dylan, dato che il coniuge si trovava allora in Spagna per lavoro e che il centro presso cui il minorenne riceveva le terapie quotidiane era chiuso a causa delle restrizioni anti-Covid. La 40enne, che già soffriva da tempo di depressione e disturbi mentali, si sarebbe sentita di conseguenza in quel frangente come schiacciata tra le sue pregresse fragilità psichiche e l’esasperazione dovuta al fatto di dovere badare al bimbo tutto il giorno in casa da sola. Travolta dal proprio caos interiore, lei ha alla fine, come hanno accertato in seguito delle analisi effettuate sulla scena del crimine e come ha confessato agli inquirenti la stessa Olga, dato al figlio le medicine quotidiane, per poi infilargli una spugna in gola, lasciando così che morisse per soffocamento. Le squadre di soccorso intervenute sul luogo della tragedia avrebbero quindi rinvenuto il corpo senza vita del bimbo disabile all’interno della camera da letto dei genitori. Il malcapitato era sdraiato sulla schiena ed era coperto da un piumone, presentava inoltre alcuni pezzi di spugna in gola e, accanto a lui, erano stati collocati dei giocattoli.

Poco prima del delitto, la delirante Olga, evidenziano le ricostruzioni degli inquirenti, avrebbe detto a una sua amica di essere un Messia, di dovere salvare il mondo e che sarebbe dovuta andare a Gerusalemme. In seguito all’uccisione del figlio, in aggiunta, la stessa avrebbe cercato di fare perdere le proprie tracce scappando all’estero, dato che era intenzionata a imbarcarsi in quegli istanti su un volo in partenza da Londra e diretto a Tel Aviv. La 40enne sarebbe stata però subito fermata a una stazione di polizia per l’uccisione del figlio disabile.

Il processo a carico dell’indagata si è dunque aperto lunedì presso un tribunale londinese, con la stessa che si è appena dichiarata esclusivamente responsabile del capo di imputazione di delitto colposo, ma non dell’accusa di omicidio volontario.

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