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Foibe, arrivati in Italia i resti dei 7 connazionali trucidati dai titini a Castua

Sono arrivati in Italia i resti dei nostri connazionali trucidati nel 1945 dalla polizia politica del maresciallo Tito e riesumati lo scorso luglio dalla fossa di Castua, in Croazia

Foibe, arrivati in Italia i resti dei 7 connazionali trucidati dai titini a Castua

Eccoli alla fine. Quei poveri resti scomposti e frammisti, rimasti nascosti in una fossa comune per 72 anni, sono arrivati in Italia. È quello che rimane degli italiani trucidati il 4 maggio del 1945 a Castua, in Croazia, dalla polizia politica del maresciallo Tito.

Sono sette, e non nove come era stato inizialmente ipotizzato, le vittime esumate lo scorso luglio nel Fiumano. Tra loro ci sono il senatore e podestà di Fiume Riccardo Gigante, il legionario fiumano Nicola Marzucco e il vice brigadiere dei Carabinieri Alberto Diana. Adesso riposano sul lago di Garda, nel Vittoriale degli Italiani di Gabriele D’Annunzio, provvisoriamente accolte nell’arca intitolata dallo stesso Vate all’amico Riccardo Gigante, ardente fiumano, ben prima della sua triste fine.

Prima di tornare al di qua del confine, il parroco di Sant’Elena, padre Franjo Jurčević, gli ha dato l’estremo saluto. La cerimonia funebre si è svolta sabato scorso, alla presenza del console italiano a Fiume, Paolo Palminteri, del commissario generale dell’Onorcaduti, Alessandro Veltri, e di un rappresentante del Ministero degli esteri croato. Non poteva mancare, ovviamente, la Società degli Studi Fiumani, con il presidente Giovanni Stelli, a cui si deve il merito di questa sepoltura, tardiva ma dovuta. Era il 1992 quando il presidente di allora, Amleto Ballarini, attraverso un tenace lavoro di ricerca, riuscì ad individuare quella fossa ed a ricostruire la dinamica dell’eccidio, avviando così l’iter per l’esumazione delle salme.

Ed è anche sulla scia di questa esumazione che, oggi, Fratelli d’Italia ha raccolto l’appello degli esuli, presentando una proposta di legge che chiede la revoca dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana conferita a Tito nel 1969. L’obiettivo è quello di modificare la legge che istituisce l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (Omri) e che esclude la possibilità di revoca delle onorificenze a persone non più in vita.

Il primo firmatario della proposta è il deputato bellunese Luca De Carlo. “È inammissibile che chi si sia macchiato di crimini contro l’umanità resti insignito di una croce al merito che è la più alta onorificenza dello Stato italiano”, spiega il parlamentare a Il Giornale.it. Ci aveva già provato, nel 2013, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia scrivendo all’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, senza però riuscire a trovare uno sponsor politico che si facesse carico di presentare e calendarizzare l’emendamento. Ora però il vento è cambiato. “Nel governo precedente – ragiona De Carlo – sarebbe stato impossibile, oggi mi auguro che i colleghi della Lega prendano a cuore questa battaglia in modo da concludere l’iter entro questa legislatura”.

Anche il deputato di Forza Italia Guido Pettarin ha firmato la proposta e, annuncia De Carlo, “puntiamo a farla sottoscrivere alla più ampia gamma di forze politiche per farla calendarizzare in tempi brevi, prima in commissione Affari Costituzionali, e poi in aula”.

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