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Spunta una nuova ipotesi sulla morte del segretario Onu Dag Hammarskjold

Il segretario Onu Guterres ha commentato la nuova ipotesi relativa alla morte di Hammarskjold auspicando che il lavoro degli inquirenti prosegua

Spunta una nuova ipotesi sulla morte del segretario Onu Dag Hammarskjold

L’indagine dell’Onu sulla misteriosa morte del suo segretario generale Dag Hammarskjold, avvenuta nella notte tra il 17 e il 18 settembre del 1961, sembra essere pervenuta di recente a una svolta.

Un rapporto di 95 pagine pubblicato in questi giorni dall’istituzione globale, spiega il quotidiano inglese online The Independent, tratteggia infatti una nuova ipotesi sul decesso del diplomatico svedese, finora attribuito a un “incidente aereo” verificatosi in quell’anno mentre egli era in volo verso l’ex Congo belga, allora in piena guerra civile. Il DC-6 precipitò all’improvviso mentre stava sorvolando l’attuale Zambia, nonostante le perfette condizioni atmosferiche e nonostante la grande esperienza del suo comandante e del resto dell’equipaggio.

Dal recente documento emerge che gli ultimi accertamenti Onu sull’incidente, coordinati dall’ex giudice tanzaniano Mohamed Chande Othman, spingono infatti a ipotizzare che il DC-6 su cui viaggiava Hammarskjold in missione di pace si sia schiantato al suolo perché oggetto di un deliberato attacco esterno.

Il rapporto appunto afferma: “Appare plausibile che la causa dello schianto sia stata un attacco esterno o una minaccia di attacco, in quanto la tragedia potrebbe essere stata provocata alternativamente da un attacco diretto o da qualcosa di meno imminente che ha però distratto fatalmente i piloti”.

La rivoluzionaria pista investigativa, ha precisato lo stesso Othman, è stata ricostruita grazie a indizi raccolti sulla base di nuove foto del luogo del disastro, nonché analizzando nuove intercettazioni di comunicazioni radio intercorse proprio pochi istanti prima dello schianto ed esaminando in maniera più approfondita i dati sul traffico aereo presente nel medesimo anno in quella parte di Africa.

In particolare, l’ipotesi dell’attacco ai danni del velivolo di Hammarskjold è stata concepita dagli inquirenti Onu una volta venute alle luce informazioni sulla presenza, nell’ex Congo belga allora sconvolto da tumulti interni, di “personale militare di diversi Paesi”. Nel teatro di conflitto dove si stava dirigendo in missione di pace il diplomatico svedese vi erano infatti, nel settembre del 1961, numerosi ufficiali di forze armate straniere e loro mercenari, presumibilmente incaricati di ritagliare ai rispettivi governi sfere di influenza sulle ricchezze minerarie congolesi.

“La presenza in quell’area”, afferma a tale proposito il documento Onu, “di personale paramilitare straniero, compresi spie e altri funzionari di agenzie di intelligence, significa, di conseguenza, che l’ipotesi dell’attacco non può essere affatto scartata”.

Gli inquirenti delle Nazioni Unite, insieme all’attuale segretario generale Antonio Guterres, puntano quindi il dito contro Regno Unito, Usa, Russia e Sudafrica, che sarebbero gli unici Paesi, tra i 14 esortati dall’ente globale a fornire elementi utili alle indagini sulla morte di Hammarskjold, a essersi finora rifiutati di collaborare con il Palazzo di vetro. I governi di tali nazioni avrebbero infatti costantemente occultato all’équipe investigativa coordinata da Othman documenti e indizi cruciali per gli sviluppi degli accertamenti.

La pubblicazione dell’ultimo rapporto sul DC-6 precipitato nel 1961 e la messa in evidenza della nuova ipotesi dell’attacco esterno al velivolo del diplomatico svedese sono state infine commentate da Guterres con queste parole: “È palese la necessità che il lavoro degli inquirenti prosegua, così da stabilire finalmente la verità su quella tragedia”.

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