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Stato islamico, Baghouz: jihadisti sorridenti pronti a morire

Nell'ultimo video dello Stato islamico girato nella tendopoli di Baghouz, in Siria, i jhadisti si dicono felici di incontrare il martirio nella speranza di entrare in paradiso

Stato islamico, Baghouz: jihadisti sorridenti pronti a morire

Poche ore fa lo Stato islamico ha pubblicato su Telegram un video di quattordici minuti girato nella tendopoli di Baghouz, ultimo fazzoletto di terra siriana in mano ai terroristi. Si tratta del primo video diffuso dallo Stato islamico dallo scorso gennaio. Il primo ambientato in Siria dallo scorso dicembre.

Qualsiasi tipo di vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. La narrativa dello Stato islamico ha già ben delineato il ruolo dell’attuale generazione, destinata a non poter assistere al compimento delle profezie. Il terrorismo è un’ideologia per una guerra di contenuti.

Stato islamico, Meanings of Constancy

14 minuti e 17 secondi di propaganda jihadista di basso livello, sebbene il termine corretto per definire questo documentario dal fronte dal titolo Meanings of Constancy, sia follia. Quest’ultima è una parola che solitamente non si utilizza quando si analizzano lucidamente testi e video, ma considerando i contenuti ed il contesto sembra opportuna. La medesima follia che ha animato in precedenti contesti storici altri simili documentari dal fronte.

Video in alta definizione, canzoni jihadiste in sottofondo. E' impossibile stabilire quando sono state effetuate le immagini. Meanings of Constancy, prodotto ufficiale dello Stato islamico, si apre con una ripresa dall’alto effettuata da un drone sulla assediata tendopoli di Baghouz, in Siria. Pochi secondi dopo, la scena si sposta sulla strada. Un camioncino, con megafono sul tetto, cerca di farsi strada su un percorso improvvisato tra persone, tende, rifiuti e falò. L’uomo al megafono ricorda senza sosta la missione dello Stato islamico ed ai presenti di non perdere la fiducia nella vittoria finale. Pochi secondi dopo, sulla scena compare un jihadista microfonato, il “fratello Abu Abdul Azim". L’uomo parla per oltre sette minuti. Si dice felice di incontrare il martirio, nella speranza di entrare in paradiso. Le sconfitte subite sono semplicemente delle prove per determinare la fede di un vero credente. Sullo sfondo, alla destra dell’uomo, un bambino. Quest'ultimo, probabilmente il figlio del jihadista, ascolta le sue parole ma non sembra proprio entusiasta di morire. Altri tre fondamentalisti si alternano davanti la telecamera: non c'è pentimento alcuno nelle loro parole e nei loro occhi. Le frasi euforiche proferite dai quattro uomini e quelle canzoni in sottofondo, stridono con le immagini che raccontano una situazione antipodale e di degrado assoluto.

Stato islamico, il concetto di prigione terrena

Il credente vede la vita terrena come una prigione ed ambisce a raggiungere Allah. Il linguaggio è strumento di influenza, con forme metriche strutturate per riflettere la visione di una realtà. E' il linguaggio a definire le azioni accessibili e delegittimare le altre percezioni del mondo. La strategia linguistica dello Stato islamico si basa sul concetto dogmatico della giustizia divina che motiva e azioni in vita. E’ l’interpretazione che motiva l’omicidio, inteso come obbligo sacro. Ogni terrorista, secondo la loro distorta visione, considera la vita terrena come un passaggio momentaneo. Tuttavia proprio le azioni fisiche rappresentano il mezzo per raggiungere l’obiettivo spirituale. Il martirio, quindi, diventa l'unica possibilità di conquistare il paradiso.

Ambire al martirio

La vulnerabilità al terrorismo è determinata dall'estrema povertà, dalla scarsa istruzione e dall’instabilità costante. Poiché i bambini ed i giovani hanno meno probabilità di capire la differenza tra bene e male, sono facilmente manipolabili e attirati dalla violenza. Proprio l’istruzione gioca un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro di un bambino. Nelle comunità povere ed instabili, i terroristi utilizzano la narrativa strategica per manipolare le giovani menti e portarle alla loro causa. Nella distorta visione della realtà propinata dai terroristi, il martirio diventa un'ambizione per i giovani. Se avessero ricevuto una corretta educazione in un contesto normale, non cercherebbero un valore nella morte. L'economia poi, game changer nella vita di una persona. Nelle nazioni povere i giovanissimi hanno maggiori probabilità di svolgere attività illegali per guadagnare denaro e sostenere la propria famiglia. Lo Stato islamico ad esempio è stata una delle prime organizzazioni terroristiche a stipendiare i giovani sotto i 18 anni, cosa che i governi locali non facevano. Negli ambienti instabili, i membri delle organizzazioni terroristiche costringono le famiglie ad inviare i propri figli a combattere per loro. Concentrarsi esclusivamente sulla leadership delle organizzazioni terroristiche non è sufficiente poiché manca il più ampio contesto socio-economico che consente loro il reclutamento. Violenze, umiliazioni e mancanza di opportunità derivano dal fallimento dei sistemi educativi e della stagnazione economica in molte parti del mondo.

Terrorismo: la differenza tra guadagno tattico e vittoria strategica

La visione del mondo salafita jihadista è sia transnazionale che transgenerazionale: l'ideologia non può essere sconfitta militarmente

L'ideologia dello Stato islamico non può essere affrontata e sconfitta con l'artiglieria che conquista e la fanteria che occupa. Nel combattere il terrorismo si segue un piano, non la persona. Si tratta di decodificare l'ideologia, cercando di anticipare la prossima mossa. Si tratta di entrare furtivamente nella mente di un terrorista, per una postura proattiva piu che reattiva. Perchè senza tale approccio, contro le organizzazioni terroristiche otterremo soltanto guadagni tattici e mai vittorie a livello strategico. Il terrorismo è una forma di strategia basata sulla violenza per infondere paura per scopi politici, che provoca un giudizio morale sui metodi e obiettivi dell'attore. L’indottrinamento con il ricorso alla narrativa apocalittica crea generalmente una maggiore predisposizione nei terroristi nell’attaccare i bersagli con un'elevata concentrazione di civili. Il codice morale nei terroristi è assente, i nemici de-umanizzati: in questo modo si elimina ogni ostacolo verso l'assassinio di massa di civili, tra cui donne e bambini.

Il terrorismo è un’ideologia per una guerra di contenuti: istruzione e conoscenza sono strumenti essenziali per sradicare l'estremismo giovanile, motivo per cui è imperativo negare le risorse potenziali da cui attingere. La stabilità politica gioca un ruolo importante nel mantenere una nazione sicura mentre promuove programmi economici e di sviluppo. Senza tale stabilità è impossibile attuare tali progetti per aiutare i cittadini di una nazione. E' opportuno quindi contrastare le istituzioni che assistono i gruppi terroristici nella mobilitazione e nel reclutamento. I leader religiosi dovrebbero condannare l'estremismo giovanile, mentre lo stato dovrebbe costruire sistemi scolastici statali come alternativa a quelli religiosi privati. Necessario, infine, scardinare lo status quo che premia gli attentatori suicidi ed i loro parenti.

Stato islamico: da organizzazione ribelle a rete terroristica clandestina

Fin dal 2014 lo Stato islamico ha pianificato la perdita dei suoi territori conquistati per concetti che richiamano chiaramente la tattica asimmetrica applicata ad una guerra lampo di conquista contro preponderanti forze nemiche (quindi l’incapacità di materiale di mantenere nel tempo i territori). Lo Stato islamico non si è mai posto l’obiettivo di istituire un'amministrazione duratura. Se la finalità fosse stata la cittadinanza, la strategia adottata sarebbe stata diversa. Certamente opposta alla scia di terrore che ha terrorizzato il Medio Oriente ed il Nord Africa e che ha provocato, inevitabilmente, l’intervento della comunità internazionale. Gli atti ritenuti controintutivi erano in realtà ingranaggi di una strategia guidata che privilegiava la longevità concettuale ideologica alla presenza fisica. Lo Stato islamico non mirava all’instaurazione di un governo jihadista, ma alla sperimentazione di un nuovo modello insurrezionale applicabile, polarizzando l'ideologia jihadista. Il ricordo di Mosul continuerà ad infervorare negli anni i cuori dei veri credenti, esempio dell'utopia jihadista. Il vero obiettivo era quello di testare un prototipo di guerra generazionale, un modello insurrezionale dinamico.

Un prototipo di guerra generazionale: la longevità concettuale ideologica

Le organizzazioni insorgenti detengono e colpiscono un territorio, possono esercitare la sovranità su una popolazione, operano come forze armate strutturate sulla mobilitazione di massa. I terroristi non possiedono nessuna di queste caratteristiche (sebbene sia prevista l’illusione di una profondità). La narrativa dello Stato islamico ha già ben delineato il ruolo dell’attuale generazione, destinata a non poter assistere al compimento delle profezie. Lo Stato islamico non possiede la forza per riconquistare i territori perduti in Siria e Iraq (non è questo l’obiettivo di una forza irregolare), mentre continueranno le azioni ispirate al Dominio Rapido. Tuttavia il vero ruolo dell’attuale generazione jihadista fedele al califfato sarà quello di massimizzare l'evoluzione dei lupi solitari in forza terroristica clandestina con un’entità meno centralizzata. L'evoluzione della minaccia terroristica in Occidente è strettamente legata ai cambiamenti strategici dello Stato islamico in Medio Oriente e nel Nord Africa. Lo Stato islamico concentra le risorse sia per rafforzare le roccaforti esistenti in Libia, nella penisola del Sinai in Egitto, in Afghanistan e Yemen sia per tentare nuove ramificazioni nei territori (governati e non) propensi al Jihadismo salafita, dal Caucaso settentrionale all'Asia sudorientale. Lo Stato islamico sta attualmente adottando il medesimo playbook della violenza mirata (attacchi, omicidi e intimidazioni) strategia che gli ha permesso di dominare le aree rurali nel 2012 e nel 2013. Nell’ultima stima del Dipartimento di Stato Usa, lo Stato islamico è pienamente operativo in almeno 18 paesi. In sei di questi (Egitto, Indonesia, Mali, Filippine, Somalia e Bangladesh) il gruppo sta cercando di ricreare forme di governo sul proto stato in Iraq e Siria.

Una lotta generazionale a lungo termine

L'organizzazione terroristica è tenuta insieme dalla sua ideologia, non dalla sua presenza fisica in Iraq e Siria. E' il concetto del "Califfato nel cuore" alla base della nuova organizzazione globale che, verosimilmente, potrebbe colpire l'Occidente. Proprio il 2016 sarebbe stato un anno formativo per raffigurare le future perdite territoriali come un compimento delle profezie. La narrativa apocalittica spiega che Dabiq è ovunque e non più geograficamente localizzata. Tradotto significa che lo Stato islamico attende ancora la resa dei conti e che la profezia non è ancora compiuta. Per il terrorismo jihadista, il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La perdita fisica di un territorio limiterà sia la capacità economica che quella di reclutamento massiccio, ma la natura fortemente decentralizzata del gruppo assicurerà una presenza costante nel tempo. La battaglia finale tra l’Islam e Roma, attesa da più di 1400 anni, si svolgerà un giorno a Dabiq. Dabiq è un’ideale, la Megiddo della fede islamica, luogo della battaglia finale tra le forze del bene e quelle del male. In realtà proprio a Dabiq, l’Impero Ottomano sconfisse il Sultanato mamelucco nel 1517, crollando nel 1918 con la fine della prima guerra mondiale. La nozione di califfato ha dimostrato di essere un eccellente catalizzatore per il reclutamento dei giovani insoddisfatti musulmani, in particolare nell’Europa occidentale, dove si trovano ad affrontare l’elevata disoccupazione, straniamento culturale e discriminazione. La comunità internazionale deve essere vigile riguardo alle minacce emergenti e cercare di ridurre la capacità dei gruppi jihadisti di acquisire potere e prevenire l'espansione territoriale dei terroristi. A tale scopo, la comunità internazionale dovrebbe istituire una forza di reazione rapida per contrastare l’espansione transfrontaliera.

Le illusioni dei crociati nella Età del Califfato

“Le illusioni dei crociati nella Età del Califfato” è ritenuto il primo contenuto editoriale in cui si inizia ad ipotizzare il declino del califfato e la nuova strategia generazionale insurrezionale.

“Lo Stato Islamico potrebbe presto degenerare in un califfato sulla carta, privo della sua terra e della sua leadership. Eppure, questo non è un problema perché per sua natura, il ciclico destino dello Stato islamico lo porterà a rinascere e ripresentarsi. La vittoria degli Stati Uniti sarà ancora una volta illusoria. Qualora volessero vincere, dovrebbero eliminare un’intera generazione di sostenitori del califfato in tutto il mondo. E ciò non avverrà. I crociati ed i loro alleati apostati credono, allargando la portata delle loro operazioni militari, che conquisteranno l’Iraq, la Siria, il Sinai, l’Africa occidentale e le province libiche. Credono di riuscire ad eliminare tutte le province dello Stato islamico in una sola volta, spazzandole via e non lasciandone traccia. I crociati trascurano un fatto importante: l’intero mondo è cambiato da quando è sorto il Califfo. Niente sarà più come prima, mentre piani e strategie di sviluppo, in vista di un futuro prossimo, sono destinati a fallire perché basati su un mondo che non esiste più. Perdere una città, eliminare un emiro o un imam: questo non cancellerà lo Stato islamico. Dovrebbero rivalutare e riprogettare i loro piani su questa base, ma non lo faranno. Se volessero raggiungere la vittoria, e non lo faranno, dovrebbero eliminare un’intera generazione di musulmani, testimoni della fondazione dello Stato islamico e del ritorno del califfato”.

La strategia generazionale

L’obiettivo della propaganda (tattica di rivendicazione strutturata per dare l’illusione di una portata globale) nel breve e medio termine, sarà quello di continuare ad incentivare l’espansione del gruppo nelle regioni dove la penetrazione jihadista è stata relativamente debole. All’attuale generazione jihadista è stata già affidata la responsabilità di una guerriglia urbana a lungo termine così da minare la volontà politica dei paesi occidentali allineati contro lo Stato islamico.

La leadership dell’organizzazione terroristica è ben consapevole che l’elemento più vulnerabile delle democrazie occidentali è la volontà del popolo.

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