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Dopo la strage di Stoccolma anche la Svezia fa dietrofront sull’accoglienza

Il mea culpa del premier svedese, Stefan Löfven, dopo la strage di Stoccolma: “Dobbiamo cambiare”

Dopo la strage di Stoccolma anche la Svezia fa dietrofront sull’accoglienza

“Dobbiamo cambiare”. In due parole il primo ministro svedese, Stefan Löfven, ha ammesso il fallimento delle politiche migratorie adottate sinora dal Paese scandinavo.

Tutto da rifare, insomma, anche se il modello svedese – in fatto di accoglienza – è sempre stato considerato uno dei più virtuosi tra quelli messi in campo dagli Stati membri dell’Unione.

Il mea culpa del premier svedese è arrivato dopo la strage di Stoccolma: l’attentatore sarebbe Rakhmat Akilov, un uomo di 39 anni, originario dell’Uzbekistan, che avrebbe chiesto l’asilo in Svezia nel 2014 vedendosi respingere la domanda due anni più tardi.

Ad affiancare l’immigrato irregolare – a piede libero ormai dal dicembre scorso – nell’operazione terroristica, stando agli ultimi dettagli emersi, ci sarebbe stato anche un altro complice, attualmente in stato di arresto. Ma, per ora, la procura di Stoccolma ha scelto di non rivelare alcun dettaglio sul secondo sospettato.

“La Svezia – ha dichiarato Löfven che, sabato scorso, si è recato a Sergels Torg, nel centro della Capitale, per rendere omaggio alle vittime dell’attentato – non tornerà all’immigrazione di massa dell’autunno 2015, mai”. Poi, facendo espresso riferimento ad Akilov, il capo del governo ha aggiunto: “Chiunque è sprovvisto di regolare permesso deve tornare a casa”.

I dati raccolti dall’Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat) confermano che, negli ultimi anni, la Svezia è stata una delle destinazioni preferite dai richiedenti asilo nell’Ue. E, proprio nel 2015, si è verificata un’impennata: oltre 162mila richieste di asilo, ovvero 1.667 richiedenti asilo ogni 100mila cittadini. La grande maggioranza dei richiedenti asilo, 114.470, erano maschi, dei quali 45.790 di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Attualmente, solo a Stoccolma, sarebbero circa 3.000 i migranti che vivono nell’illegalità.

Ma se, adesso, con buona pace di Bruxelles, anche la Svezia pensa a ridimensionare i numeri dell’accoglienza, ciò che non deve cambiare, invece, è lo stile di vita dei cittadini: “I terroristi vogliono farci avere paura, vogliono farci cambiare il nostro comportamento, ci chiedono di non vivere la nostra vita normalmente, ma questo è ciò che siamo. I terroristi – ha chiosato il premier – non potranno sconfiggere la Svezia.

Mai”.

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