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Studentessa accoltellata fuori dal campus: l'assassino ha 13 anni

Ha solo 13 anni l'assassino di Tessa Majors, la studentessa accoltellata a New York lo scorso mercoledì. Gli altri due complici hanno appena 14 anni e su di loro già grava l'accusa di omicidio

Studentessa accoltellata fuori dal campus: l'assassino ha 13 anni

Ha solo 13 anni ma sulla sua testa pende, come la spada di Damocle, l'accusa di omicidio. Si tratta del ragazzino che, mercoledì 11 dicembre, ha ucciso Tessa Majors, la studentessa 18enne accoltellata mentre passeggiava in Morningside Park, nel quartiere Harlem di New York, nei pressi del Barnard College Student. Ma il tredicenne non è l'unico che dovrà rispondere di questa greve accusa: altri due minori sono coinvolti nell'assassinio.

Sono appena degli adolescenti, ancora imberbi eppure, si sono già macchiati di un terribile reato. Il più giovane degli indagati ha 13 anni anni, il più "anziano" appena 14. E nel mezzo ce n'è un terzo tutt'oggi in fuga dalla polizia. Hanno ammazzato una ragazza poco più che 18enne, per una manciata di dollari e, presumibilmente, anche uno smartphone. La refurtiva non è ancora stata rinvenuta. Ma la lama insanguinata del coltello su cui sono rimaste le tracce di Dna del trio di malvimenti parla chiaro e non concede attenuati. Rapina, omicidio e concorso in omicidio. È quel che resta di una gioventù bruciata e del futuro di Tessa Majors.

I fatti risalgono allo scorso mercoledì. È una serata uggiosa e fredda a New York. La giovane studentessa decide di fare quattro passi nel parco di Morningside, poco distante dal campus. Lo stesso decide di fare la ghenga criminale. Hanno un'idea per svoltare la serata: rapinare qualche malcapitato. Così, s'imbattono nella diciottenne. È sola e indossa una tracolla. La vittima perferfetta. L'assaltano tutti insieme, le frugano nelle tasche. Uno dei tre aggressori – il ragazzino di 14 anni – estrae un coltello dai pantaloni e le infligge dei colpi al corpo. Due, tre, forse anche di più. Fatto sta che Tessa riesce a percorrere appena qualche metro prima di accasciarsi al suolo, su un marciapiedi all'uscita del parco. Ed è lì che la trova un agente ma è già troppo tardi. Partono le ricerche degli assalitori, le pattuglie della polizia battono a tappeto gli angoli più reconditi della "Grande Mela". Intanto, poco distante dal corpo della studentessa, viene ritrovata l'arma del delitto. Ci sono impresse le impronte digitali dei sospetti assassini, quanto basta al dective Vincent Signoretti, incaricato del caso, per incastrarli. Venerdì 13, due dei tre presunti omicida è già nell'aula tribunale con le manette ai polsi. Il terzo complice è ancora in fuga.

Intanto nel quartiere Harlem si respira un'aria greve, di puro terrore. "Mi sembra di essere sprofondata nel passato: tornata agli anni '70 quando nessuna donna si sarebbe mai avventurata da sola in quel parco", dice Maria Lopez, 61 anni, nata e cresciuta in quel quartiere, racconta al New York Times. La vicenda è stata commentata anche da Bill De Blasio, sindaco di New York, ancora sotto choc per l'accaduto. "L'idea che una studentessa sia stata assassinata a sangue freddo – afferma - a due passi dalla sua scuola mi atterrisce come sindaco e come genitore".

La polizia ha riferito di aver già provveduto anzitempo a rinforzare i controlli nella zona del parco. Ma, a quanto pare, non è bastato.

Non stavolta.

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