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Sul traffico di petrolio dell'Isis ha chiuso gli occhi anche il leader curdo iracheno

Queste le accuse di un'analista politica ed attivista siriana. Barzani, secondo l'analista sarebbe d'accordo con la Turchia per coprire i traffici

Sul traffico di petrolio dell'Isis ha chiuso gli occhi anche il leader curdo iracheno

I Curdi iracheni non potevano non sapere. Le accuse di un’analista e attivista politica siriana, la cui testimonianza in esclusiva è stata raccolta dal network russo di informazione Sputnik, si vanno ad aggiungere a quelle che ormai da settimane si rincorrono sul presunto coinvolgimento dell’establishment turco nel commercio illegale del petrolio proveniente dallo Stato Islamico. E gettano nuove ombre su questa vicenda.

Hanan Shamoun, infatti, non esclude che ci possa essere una connivenza del governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno nello smercio del petrolio estratto nei territori controllati da Daesh. “Oggi non possiamo escludere che il governo regionale del Kurdistan Iracheno sia coinvolto in questi traffici, perché questo petrolio per arrivare fino in Turchia deve passare dal territorio del Kurdistan” dice l’analista, che accusa il governo della regione autonoma di voler coprire il traffico illegale di petrolio.

Quando, infatti, il ministero della Difesa russo, dopo l’abbattimento del su-24 al confine russo siriano, mostrò le prove del coinvolgimento turco nel commercio illegale del petrolio di Daesh accusando pubblicamente Ankara, il governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno respinse immediatamente le accuse mosse da Mosca ad Erdogan. Il portavoce del Kurdistan iracheno Safeen Dizayi, aveva infatti prontamente smentito le insinuazioni di Mosca, tramite l’agenzia di stampa statale turca Anadolu. Attraverso la stessa agenzia di stampa il capo della commissione energia della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Serko Cavdet, aveva dichiarato come le colonne di autocisterne mostrate da Mosca trasportassero petrolio curdo e non quello dell’Isis, e come fosse impossibile trasportare autocisterne contenenti il petrolio dell’Isis in territorio curdo visto che i curdi iracheni sono impegnati attivamente nel fronteggiare Daesh.

Per l’analista però, questa presa di posizione sarebbe motivata da una tacita intesa tra Erdogan e il presidente della provincia autonoma, Massud Barzani. “Smentendo le accuse di Mosca vogliono nascondere qualcosa”, spiega la Shamoun, “ovvero una connessione tra loro e l’Isis”. In fondo, assicura la Shamoun, “lo scorso anno la Turchia ha iniziato a smerciare il petrolio curdo iracheno nel mercato mondiale contro la volontà di Baghdad, ed entrambi, Erdogan e Barzani, sono alleati contro gli stessi curdi del PKK”. Che i rapporti tra Erdogan e Barzani siano tutt’altro che pessimi, lo dimostra, inoltre, l’incontro avvenuto qualche giorno fa tra i due ad Ankara, proprio mentre il governo iracheno protestava formalmente all’Onu per la presenza delle truppe turche a Mosul. I due leader hanno al contrario espresso la loro determinazione a combattere il terrorismo “nella duplice declinazione dei guerriglieri dello Stato Islamico e del PKK”.

Ma non è nemmeno la prima volta, ricorda anche Hanan Shamoun, che il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno plaude alle azioni di Erdogan in Kurdistan contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Gli ultimi bombardamenti turchi nel nord dell’Iraq appoggiati da Barzani risalgono infatti a questa estate.

“È una questione di denaro, petrolio e potere e di interessi condivisi”, così l’analista siriana definisce i rapporti tra i due leader.

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