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Un'attrice indiana rischia la vita per un film: "Va bruciata viva"

Taglia milionaria sulla testa della protagonista della pellicola. Rimandata l'uscita

Un'attrice indiana rischia la vita per un film: "Va bruciata viva"

Vale 100 milioni di rupie (quasi un milione e mezzo di euro) la taglia che un gruppo marginale hindu, che difende la "casta dei cavalieri", ha offerto per chiunque bruci viva l'attrice indiana Deepika Padukone, protagonista del film Padmavati, produzione bollywoodiana che ancora non è arrivata nei cinema.

L'accanimento contro la Padukone e contro il registra Sanjay Leela Bhansali è dovuto al tema del loro film, incentrato su un poema sufi del 16esimo secolo, che descrive il suicidio di Rani Padmini, una regina Rajput che si toglie la vita pur di non essere catturata dal sultano musulmano di Delhi.

In una manifestazione nell'Uttar Pradesh il gruppo ha dato fuoco a centinaia di gigantografie dell'attrice e del regista, mentre il responsabile della sezione giovanile prometteva la ricompensa a chi avesse ucciso la protagonista, sostenendo che "dovrebbe sapere cosa si prova a essere bruciati vivi", come accadde alla regina.

Un membro del partito di governo nazionalista indiano, Suraj Pal Amu, uomo politico del Bharatiya Janata (Bjp) nello Stato settentrionale di Haryana, si è schierato con chi chiede la morte dell'attrice, attirandosi le critiche della Commissione nazionale delle donne, che ha chiesto alla polizia di intervenire per risolvere la questione.

Al politico del partito nazionalista indù il modo in cui il film tratta il tema - ritenuto contrario alla verità storica - non è evidentemente piaciuto.

E tanto ha fatto e minacciato, chiedendo anche al presidente Modi di intervenire, che la produzione ha rimandato l'uscita della pellicola, che era prevista per il primo dicembre.

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