Strage a Nizza

Il jihadismo passa dalla Puglia: perquisizioni a Bari

I riflettori della polizia italiana sono puntati su Gravina, dove la notte scorsa gli inquirenti hanno effettuato una perquisizione in un appartamento che è stato affittato ad un gruppo di immigrati

Il jihadismo passa dalla Puglia: perquisizioni a Bari

Gli agenti della Digos della questura di Bari stanno indagando su alcuni cittadini di nazionalità tunisina residenti nella provincia. Ad annunciarlo era stato ieri il ministro degli Interni Angelino Alfano ai capigruppo di maggioranza e opposizione riuniti a Palazzo Chigi.

Dalle ricerche degli investigatori francesi, infatti, sembrerebbe che il killer di Nizza, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, abbia avuto contatti con un cittadino tunisino che ha vissuto in Puglia e che è stato fermato - assieme ad altre sei persone - durante le indagini in corso in questi giorni in Francia. Il suo ruolo sembrerebbe legato alla fornitura delle armi all’attentatore, tramite due cittadini albanesi.

Controlli a Gravina

In particolare i riflettori della polizia italiana sono puntati su Gravina, dove la notte scorsa gli inquirenti hanno effettuato una perquisizione in un appartamento che è stato affittato ad un gruppo di immigrati. È molto probabile che nell’abitazione, in passato, risiedeva la persona fermata a Nizza.

Da quello che sappiamo, il presunto complice di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, sarebbe transitato nella provincia di Bari due anni fa. Ma non è possibile escludere che ci sia tornato anche dopo. Il suo nome, infatti, risulta nel database dei controlli al confine di Ventimiglia nel 2015. E non è neanche possibile escludere che lo stesso attentatore possa aver avuto contatti diretti con i cittadini di nazionalità tunisina che vivono in Puglia.

A coordinare i controlli è il neo procuratore aggiunto Roberto Rossi, magistrato Antimafia, che negli ultimi mesi ha aperto diversi fascicoli d’inchiesta proprio sui passaggi sospetti dal porto di Bari e sul ruolo del capoluogo pugliese come base logistica di supporto ai combattenti stranieri.

Bari e il terrorismo islamico

Negli atti di una recente indagine della Direzione distrettuale antimafia di Bari sul terrorismo internazionale di matrice islamica, sono stati minuziosamente analizzati tabulati telefonici delle chiamate in arrivo e in partenza verso Stati esteri. Fra questi ci sono anche la Francia, l’Iraq, la Germania, la Svizzera, il Regno Unito e l’Afghanistan.

Nell’agosto scorso era passato dal porto del capoluogo pugliese anche Salah Abdeslam, uno degli attentatori che a novembre hanno condotto il massacro di Parigi. Ma non solo. Nel 2008 - sempre a Bari - era stato fermato Bassam Ayachi, l’ideologo della moschea di Molenbeek. Assieme a lui c’era anche Raphael Gendrom, l’ingegnere elettronico francese convertito all’Islam e morto nell’aprile del 2013 mentre combatteva con i tagliagole del Califfo in Siria. Nelle intercettazioni i due parlavano dell’organizzazione di un attentato all’aeroporto francese Charles De Gaulle.

Insomma, Bari sembra esser diventata il crocevia italiano dei terroristi islamici.

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