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La Repubblica Centrafricana aspetta la visita di Bergoglio

Il missionario Federico Trinchero e il vicepresidente della onlus Amici per il Centrafrica Pierpaolo Grisetti raccontano la situazione nella capitale della Repubblica Centrafricana divisa tra l'incubo della violenza e la speranza risposta nel Pontefice

La Repubblica Centrafricana aspetta la visita di Bergoglio

L'Africa ha accolto il papa. Durante la visita in Kenya il Pontefice ha affrontato il tema del terrorismo, ha condannato gli attacchi di Al Shabab e queste sue parole inevitabilmente hanno portato l'attenzione anche a quella che sarà la sua ultima visita in Africa: la Repubblica Centrafricana.

Domenica 29 Francesco lascerà l'Uganda e volerà alla volta di Bangui, e per la prima volta un Papa metterà piede in un Paese in guerra. Dal 2012 in Centrafrica è in corso un conflitto tra milizie animiste e cristiane Anti Balaka e ribelli musulmani Seleka. La guerra, che ha provocato oltre 5 mila morti e un milione di profughi, continua a perdurare. Odio etnico, religioso e questioni legate al sottosuolo sono le motivazioni dello scontro che sta travolgendo il Paese africano.

Padre Federico Trinchero, sacerdote carmelitano a Bangui, ha raccontato in esclusiva per il Giornale.it com'è la situazione nella capitale alla vigilia dell'arrivo del papa. ''La situazione a Bangui è relativamente calma e siamo ottimisti. Certamente ci sono stati tempi migliori, anche solo qualche mese fa. Fervono i preparativi e non mancano gli annunci concilianti da parte di ogni confessione. Insomma: stiamo cercando di mettercela tutta perché il papa arrivi e nessuno si faccia del male''. Le parole del missionario poi entrano nel dettaglio '' Sicuramente da fine settembre a inizio novembre la situazione è stata molto tesa con scontri, morti, feriti, case bruciate, barricate sulle strade e gente in preda alla paura. Il Km5 (il ghetto musulmano di Bangui ndr) resta al momento inavvicinabile. E noi da diversi mesi non ci azzardiamo ad attraversarlo. Qui al Carmel i profughi sono aumentati a più di 5000. La gente vuole che il papa venga, anche se un po' di apprensione c'è. Ma i militari francesi e dell'ONU sono ben presenti sulle strade. Pare che sia previsto un contingente di caschi blu senegalesi in rafforzo. Purtroppo non sarà possibile una grande Messa, lo stadio dove sarà celebrata può contenere solo 25mila persone. La gente attende che il papa faccia il miracolo, cioè che la sua visita aiuti a voltare questa brutta pagina della storia del Centrafrica e segni l'inizio di un nuovo capitolo''.

E fanno eco alle parole di Padre Trinchero quelle di Pierpaolo Grisetti, vicepresidente dell'associazione Onlus Amici per il Centrafrica impegnata nella costruzione di scuole e strutture mediche nel Paese. Grisetti, arrivato lunedì a Bangui, e anche lui intervistato da IlGiornale.it, ha così descritto la realtà che ha incontrato ''In città sono state riparate molte strade e molte sono state pulite. Anche il campo profughi di Mpoko vicino all'aeroporto ora ha una situazione di igiene e sanità migliore che in passato''. Il vicepresidente, che è già stato sei volte in Repubblica Centrafricana pure durante gli scontri del 2013, ha aggiunto ''C'è stato un segnale di pace da parte dei Seleka e questo è importante. Per ora non si è sentito sparare e il clima è più calmo che in passato. Tutti pongono molta fiducia in questa visita e si augurano che sia l'inizio della fine del conflitto''.

Un anno fa Daniele Bellocchio e il fotoreporter Marco Gualazzini erano in Repubblica Centrafricana con Gli Occhi della Guerra: guarda qui il reportage

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