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Trans mandato nel carcere maschile: "Stuprato 2mila volte"

Il trans è stato arrestato per il furto di un'auto. Messa nel carcere maschile ora accusa: "Stuprata 2mila volte"

Trans mandato nel carcere maschile: "Stuprato 2mila volte"

Duemila stupri, tutti subiti tra le sbarre. È l'incredibile storia di un trans in australia, arrestato per il furto di un'auto e finito dietro le sbarre in un carcere maschile. In una intervista a news.com.au, Mary - nome di fantasia - ha raccontato la sua storia. Aveva già il seno, i capelli lunghi e atteggiamenti femminili quando è stata arrestata. Ma non era arrivata l'operazione e tantomeno il cambio di identità.

Così, quando alla fine degli anni '90 viene pizzicata a rubare una macchina, inizia il suo calvario nel carcere di Boggo Road. Quattro anni di reclusione. "Quando sono entrata in carcere mi è stato ordinato di spogliarmi – ha raccontato Mary, in una intervista riportata dal Messaggero – In breve tempo la notizia che ero una transgender fece il giro di tutte le celle. Poco dopo gli altri detenuti iniziarono ad avvicinarmi. Durante le prime due notti ho cercato di difendermi, ma sono stata malmenata. Dicevo no, ma loro erano in tanti. Erano stupri di gruppo ai quali, come ho capito fin da subito, non potevo sottrarmi. Non c'era modo di difendermi, fare resistenza significava morire. In quattro anni sono stata violentata regolarmente ogni giorno, più volte al giorno, da più persone. Mi picchiavano, mi sbattevano al muro, era come se fossi morta". Ad un certo punto si è arresa. "Ho capito che dovevo farlo per sopravvivenza: la mia vita era in relazione con il piacere di altri prigionieri. Era un inferno in terra. Ho subìto più di duemila violenze sessuali e ho perso la mia identità. Mi ricordo ancora che appena entrata un detenuto mi tagliò i riccioli che mi arrivavano a metà schiena, mentre non avevo più accesso alle mie pillole ormonali. Poco dopo iniziò a crescermi di nuovo la barba. Non sapevo più chi ero".

Ha provato anche ad evadere. "Questo significava che avrei scontato gli anni che rimanevano nel raparto di massima sicurezza, con i prigionieri più violenti. Non stavo scappando dalla pena, stavo scappando da quelle torture". Nemmeno il cambio di prigione ha migliorato la sua condizione. "Ammetto di aver sbagliato, non dovevo rubare quella macchina – ha continuato Mary – Ma ero una donna e dovevo essere trattata come tale. Non capisco perché sono stata data in pasto a un branco di uomini". Un'esperienza che di certo non si dimentica. "Preferisco morire che andare in prigione un'altra volta nella mia vita – ha concluso – quell'esperienza mi ha devastato per sempre. Non ho una relazione da anni e non mi fido degli uomini e non lo farò mai più in tutta la mia vita. Siamo esseri umani anche noi.

Vogliamo vivere la nostra vita senza essere ridicolizzati dalla società perché abbiamo avuto il coraggio di essere chi siamo".

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