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La tratta delle donne mauritane verso l'Arabia Saudita

"200 ragazze, recentemente partite dalla Mauritania per l'Arabia Saudita sono sequestrate nel Paese arabo e sono vittime di ogni tipo di violenza: fisica psicologica e sessuale"

La tratta delle donne mauritane verso l'Arabia Saudita

Sembra una parola lontana dallo scibile del XXI secolo: schiavitù. Un termine roboante di una storia che non ci appartiene, semmai un godimento della loquela giornalistica nel descrivere le privazioni delle libertà. Ma, in realtà, niente di tutto ciò: lo schiavismo e gli schiavi nel 2015 esistono e l'ultimo caso è la tratta delle donne mauritane verso l'Arabia Saudita. Nessun giro di parole per dipingere quanto sta avvenendo: è un commercio di esseri umani. Fino al XIX secolo dai porti del Golfo di Guinea le navi salpavano vero le Americhe, cariche di uomini, e percorrevano la rotta atlantica; oggi, invece, passaporti alla mano, semplicemente con dei voli aerei e un'attraversata non più verso occidente ma verso oriente, la schiavitù si ripropone. A denunciare quanto avviene tra la Mauritania e l'Arabia Saudita è stata Aminetou Mint el Moktar, presidente dell' AFCF (Association des femmes chefs de famille de Mauritanie) che, dalle pagine del Le Nouvel Observateur, mercoledì ha fatto sapere: "200 ragazze, recentemente partite dalla Mauritania per l'Arabia Saudita sono sequestrate nel Paese arabo e sono vittime di ogni tipo di violenza: fisica psicologica e sessuale".

La tragedia è emersa dopo che una di queste ragazze è riuscita di nascosto a contattare la famiglia e la stessa Aminetou Mint el Moktar. Stando a quanto raccontato dalla giovane, ci sarebbero inoltre già altre trecento promesse schiave pronte a partire per l'Arabia. El Moktar, che nel 2006 ha ricevuto il premio dei diritti dell'uomo della Repubblica Francese, che nel 2010 è stata omaggiata dal segretario di stato americano Hillary Clinton per la sua lotta contro la schiavitù moderna e che vive sotto costanti minacce di morte, ha così parlato in merito al fenomeno: "Io credo che la partenza di un numero così considerevole di persone, appartenenti alla stessa comunità, non possa passare inosservata dalle Autorità dei due Paesi. Non è un fenomeno nuovo in Mauritania, ha cambiato però aspetto. Prima avveniva la tratta di giovani provenienti da famiglie poverissime, che le inviavano nella penisola Arabica per dei matrimoni, ma non erano vendute per lavorare. Oggi, queste donne, che sono di etnia Haratine, discendenti degli schiavi, con miraggi di possibilità lavorative, vengono affiancate da trafficanti e inviate in Arabia e, una volta là, sono costrette a svolgere ogni tipo di servizio, oltre che subire violenze di ogni qualsiasi genere.

Ecco, questa è la schiavitù moderna".

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