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Le truppe di Damasco riconquistano Palmira

L'esercito lealista ha ripreso il controllo totale della cittadella di Palmira, da cui ha cacciato i militanti dello Stato islamico. Palmira era controllata dall'Isis dal maggio dell'anno scorso

Le truppe di Damasco riconquistano Palmira

L'esercito di Damasco ha ripreso il controllo di Palmira, da cui ha cacciato i militanti del sedicente Stato islamico. Lo ha dichiarato l'agenzia di Stato siriana Sana. Palmira era occupata dai jihadisti dal maggio dell'anno scorso. Secondo l'emiettente tv al-Mayadeen i jihadisti dell'Is hanno cercato di far arrivare rinforzi da Raqqa, roccaforte dell'Isisi nel nord della Siria, ma il piano è fallito con l'intervento massiccio delle forze di Assad. I lealisti, dopo aver interrotto le vie utilizzate dall'Isis tra Palmira e Qaryatain, perlustrano le zone tra le alture intorno Palmira e la cittadella. La riconquista di Palmira è stata possibile anche grazie ai raid aerei russi.

L'Osservatorio siriano per i diritti umani, come riporta l'agenzia di stampa Dpa, ha parlato dell'avvicinamento dei lealisti all'area del sito archeologico, ed ha riferito di "violenti combattimenti". Secondo l'ong con sede in Gran Bretagna, legata agli attivisti delle opposizioni siriane, due autobomba sarebbero esplose nella zona degli alberghi, poco distante dal sito archeologico. L'agenzia di stampa ufficiale siriana Sana cita fonti militari secondo cui le forze del regime hanno ripreso il controllo della zona della collina di Syriatel, vicino al Castello di Palmira. "Unità dell'esercito stanno perlustrando l'area - ha detto la fonte - dopo aver distrutto gli ultimi covi dell'organizzazione terroristica e disinnescato ordigni lasciati dai terroristi".

Nove mesi di sconfitte sul campo

Sono almeno nove mesi che l'Isis non ottiene vittorie importanti sul terreno. Secondo alcune fonti di Washington, i leader jihadisti vengono uccisi al ritmo di uno ogni tre giorni, mentre già all'inizio dell'anno si calcolava che il sedicente stato islamico ha perso il 40% del territorio che controllava nel 2014. Attaccati su più fronti, spesso i jihadisti rinunciano anche a combattere e scelgono la fuga. "Non combattono - ha confermato il generale Abdul-Ghani al-Assadi, comandante delle forze irachene antiterrorismo, che guida l'operazione per la riconquista di Hit, nella provincia dell'Anbar -. Si limitano a usare autobomba e poi scappano. Quando li circondiamo, si arrendono o si infiltrano tra i civili. Sono scossi. Ascoltiamo le loro comunicazioni.

I loro leader li incitano a combattere, ma loro replicano che è una causa persa, si rifiutano di obbedire agli ordini".

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