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Tunisi dichiara lo stato d'emergenza

"Abbiamo l’Isis alle porte". Così il presidente tunisino Beji Caid Essebsi ha spiegato alla televisione la decisione di proclamare lo stato di emergenza

Una targa dedicata alle vittime di Sousse sulla spiaggia tunisina
Una targa dedicata alle vittime di Sousse sulla spiaggia tunisina

Una misura drastica, che Tunisi non prendeva dal 2011, giustificata dalla necessità di impedire che si ripeta sul suolo del Paese nordafricano uno strage come quella di Sousse.

Le autorità tunisine hanno deciso oggi di dichiarare lo stato d'emergenza. Una mossa che concederà temporaneamente maggiore libertà d'azione all'esercito e alle forze di polizia, decisa nel più ampio ambito di una serie di misure anti-terrorismo pensate per impedire altre vittime.

Dopo l'attentato al Bardo e quello a Sousse, il presidente Beji Caid Essebsi, a cui la costituzione dà anche il ruolo di capo delle forze armate, ha re-introdotto una misura straordinaria che era stata utilizzata l'ultima volta dal dittatore Zine El-Abidine Ben Ali, prima che fosse cacciato dalla rivoluzione.

Revocato il 6 marzo 2014, lo stato d'emergenza tornerà ora in vigore. Idealmente dovrebbe aiutare a impedire nuovi attacchi. Sono circa tremila i tunisini che hanno lasciato il Paese per unirsi all'Isis e stando a numeri forniti dalle autorità 12.000 quelli fermati prima che lasciassero i confini. Altri, alle ultime notizie sia il killer di Sousse che quelli del Bardo, si sono addestrati nei campi libici per poi tornare a casa e colpire obiettivi sul territorio tunisino.

"Abbiamo l’Isis alle porte". Così il presidente tunisino Beji Caid Essebsi ha spiegato alla televisione la decisione di proclamare lo stato di emergenza.

"La Tunisia sta vivendo circostanze eccezionali che necessitano di misure eccezionali, noi non abbiamo la cultura del terrorismo, è un problema regionale".

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