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Turchia, a un giorno dal voto Erdogan tra consenso e polemiche

Superfavorito secondo tutti gli osservatori, Erdogan si appresta a diventare presidente dopo essere stato ininterrottamente primo ministro dal 2003

Turchia, a un giorno dal voto Erdogan tra consenso e polemiche

da Istanbul

Non si è ancora votato, ma già dicono tutti che abbia già vinto. A meno due giorni dalle elezioni presidenziali, Recep Tayyip Erdogan è già acclamato come il nuovo presidente della Turchia.

L'ultimo passo prima di essere acclamato come il nuovo sultano, per l'uomo che guida l'Anatolia ininterrottamente dal 2003 e che ora si prepara ad assumere la carica più prestigiosa, quella presidenziale. Nel Paese l'atmosfera è quella di un trionfo annunciato, con i sostenitori del partito di Erdogan, l'AKP che già cantano vittoria e gli oppositori che puntano il dito contro il piglio autoritario dell'attuale primo ministro.

Da Istanbul alle province centrali alla costa mediterranea, i cartelloni elettorali di Erdogan sono onnipresenti, dominatori incontrastati sui rivali dell'opposizione. Contro Erdogan corrono infatti il candidato indipendente moderato Ihsanoglu e l'esponente del PKK (il partito curdo, ndr) Demirtas: nessuno, però, crede seriamente che abbiano la minima chance di vittoria.

Ihsan, albergatore a Goreme, in Cappadocia, si dice sicuro del successo di Erdogan: "Le elezioni potrebbero non farle, ha già vinto. Tutti i veri turchi voteranno per lui, chi non lo sostiene è un infiltrato che non sostiene i veri interessi della Turchia". Sui manifesti elettorali l'elezione di Erdogan viene associata a date cruciali per la storia nazionale, come la conquista ottomana di Costantinopoli e la fondazione della moderna Repubblica turca: "Il Paese sta crescendo, il premier ha realizzato tantissime riforme, ha fatto e farà la storia", conclude soddisfatto Ihsan fumando il più classico dei narghilè.

Anche a Selcuk, nella campagna che si estende alle spalle della costa egea, la popolazione sembra schierarsi compatta con Erdogan. O almeno questo è ciò che appare a un'osservazione superficiale. Al passaggio di un furgone che distribuisce gadget elettorali, piccoli oggetti e salviette profumate, tutti gli abitanti della via escono dalle case stringendo la mano ai militanti e congratulandosi per la prossima vittoria. Appena la musica si spegne dietro una svolta della strada, però, più d'uno straccia i manifestini elettorali e getta nella spazzatura gli omaggi distribuiti agli elettori. Alle nostre domande, tuttavia, non c'è nessuno che voglia spiegare il motivo di tanto astio: "Erdogan non ci piace", è tutto quello che riusciamo a strappare.

A sentire i giornali dell'opposizione, gli episodi controversi non si contano: il quotidiano antigovernativo moderato Sozgu racconta come su direttiva del ministero della Pubblica Istruzione siano state stampate 6750 copie di un sussidiario per le scuole in cui Erdogan è già citato come Presidente. Il tutto almeno tre giorni prima del voto.

Sul foglio d'opposizione Cumhuriyet si racconta come a Trabzon, sul Mar Nero, in un seggio elettorale allestito all'aeroporto (per permettere di votare ai cittadini turchi residenti all'estero, ndr) la cabina di voto è stata piazzata proprio sotto le telecamere di sicurezza, alimentando i sospetti su un possibile controllo del voto. La polemica è poi rientrata, ma è indicativa del clima rovente che avvolge le consultazioni e ben rappresenta il clima di sospetto che aleggia soprattutto negli ambienti delle opposizioni.

"Erdogan ha beneficiato delle riforme realizzate dai suoi predecessori e ha sfruttato una congiuntura economica favorevole - ci spiega una donna di Bursa, nella regione più settentrionale della penisola anatolica - Ma ha anche smontato l'impianto laico della repubblica fondata da Ataturk novant'anni fa."

L'apertura verso le manifestazioni pubbliche della fede islamica è infatti uno dei punti cruciali per comprendere il consenso di cui gode il primo ministro: alle donne è stato permesso di lavorare con il velo negli enti pubblici e nei comizi dello stesso Erdogan, in cui l'oratore non disdegna di comparire sul palco brandendo una copia del Corano, sono ripetuti gli inviti a fare "almeno tre, se non cinque" figli per nucleo famigliare. Negli ospedali pubblici, da alcuni mesi, i risultati dei test di gravidanza vengono spediti direttamente al marito o al padre e il governo sarebbe intenzionato a ridurre i tempi in cui è consentito praticare gli interventi abortivi.

Incurante degli attacchi delle opposizioni, il primo ministro continua nella sua campagna elettorale, attivissimo nella sua agenda di inagurazioni e pose di prime pietre. In queste occasioni, le manifestazioni popolari sono sempre calorose, ma tra la folla c'è anche chi teme di esprimere il proprio dissenso.

Da tempo non si osa più discutere di politica per telefono, o a scriverne nelle email, confida una sostenitrice di Ihsanoglu: "La gente ha paura e chi non è d'accordo con la politica del governo preferisce non andare a votare".

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