Guerra in Ucraina

Dal piano A al piano B: tutti gli errori di calcolo commessi da Putin in Ucraina

Putin ha commesso molti errori, alcuni dei quali abbastanza grossolani. Il presidente russo ha sopravvalutato le proprie forze e sottovalutato quelle di Kiev

Dal piano A al piano B: tutti gli errori di calcolo commessi da Putin in Ucraina

Non è stato soltanto grazie alla resistenza del popolo ucraino che Vladimir Putin è rimasto impigliato nel conflitto ucraino. Certo, l’eroica difesa della patria mostrata dai militari e civili di Kiev è stata elogiata in tutto il mondo ma non basta, da sola, a spiegare le origini delle sabbie mobili nelle quali è finito l’esercito russo.

Dal piano A al piano B

Putin ha commesso diversi errori, alcuni dei quali abbastanza grossolani. Innanzitutto, la missione premeditata lanciata dal Cremlino in territorio ucraina non è stata affatto un fulmine a ciel sereno. Le intelligence occidentali, in primis quella statunitense, si aspettavano questa mossa. Erano consapevoli dell’ammassamento di truppe russe lungo i confini orientali dell’Ucraina, e pure del desiderio di Putin di terminare il lavoro iniziato in Donbass e Crimea nel 2014.

Se, tuttavia, il piano A consisteva con ogni probabilità nello sferrare un attacco a sorpresa ai danni dell’Ucraina, defenestrando il governo guidato da Volodymyr Zelensky nel giro di una manciata di giorni, ebbene questo piano è fallito. Putin, ha recentemente sottolineato Jeremy Fleming, capo dell’intelligence inglese, sarebbe quindi passato al piano B: puntare non più sulle istituzioni ucraine ma conquistare le città per sfinimento. Assediandole, circondandole, facendole cadere per fame. La prova più evidente è Mariupol, nel sud dell’Ucraina.

Tra sottovalutazione e sopravvalutazione

Il capo del Cremlino ha inoltre commesso altri due errori piuttosto pesanti. Putin ha sottovalutato le forze di Kiev, da anni preparate alla sfida finale e addestrate dal blocco occidentale, ma soprattutto non aveva calcolato che l’intero Occidente – inteso come Stati Uniti e Unione europea – si coalizzasse contro Mosca. È lecito pensare che il presidente russo pensasse di sfruttare le crepe in seno a Bruxelles e che, di conseguenza, supponesse che l’Ucraina fosse lasciata sola di fronte al proprio destino.

L’altro errore di Putin è quello di aver sopravvalutato le proprie forze. L’esercito russo, considerato dall’opinione pubblica il secondo più potente al mondo, ha incontrato troppe ed evidenti difficoltà. Alcuni ostacoli sono stati di una banalità tale da aver spinto diversi analisti ad ipotizzare che gli uomini del Cremlino stessero quasi improvvisando la loro missione. I soldati russi – raccontano le cronache – si sono trovati a corto di armi, con il morale a terra e avrebbero, in certi casi, persino sabotato il proprio equipaggiamento.

Ombre sul Cremlino

C’è poi da considerare il disastro interno consumatosi tra i corridoi del Cremlino. Non sappiamo di preciso che aria tiri tra i palazzi del potere di Mosca, ma sono emerse indiscrezioni abbastanza preoccupanti. Sembra che i consiglieri di Putin abbiano paura di dirgli la verità su quanto sta accadendo sui campi di battaglia. E questo potrebbe essere un chiaro indizio di come Putin stia vivendo una guerra ormai diventata una specie di "guerra personale".

Last but not least, è doveroso fare un’ultima considerazione sulla scelta strategica della Russia di allearsi con la Cina. I due Paesi erano già ottimi partner ma il loro legame si è ulteriormente rafforzato nell’ultimo mese. Putin starebbe insomma considerando Pechino una sorta di salvagente. Una strategia del genere rischia di essere per i russi ottimale nel medio periodo, ma pessima a lungo termine. Il motivo è semplice: la Cina diventerà sempre più forte della Russia, sia dal punto di vista economico che militare. Risultato: Mosca potrebbe essere destinata a ricoprire un ruolo di secondo piano.

Senza considerare che, in sottofondo, Putin deve fare i conti con una Nato più unita e decisa che mai a fermare l’avanzata russa in Ucraina, e con ben 141 Paesi che hanno condannato la Federazione Russa all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

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