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Ucraina, Putin: "La crisi è colpa dell'Occidente". Mercoledi vertice a Minsk

Il leader russo: "Se Kiev continua così sarà una catastrofe". Merkel da Obama. Gentiloni: "Progressi nel negoziato dipendono da Mosca"

Ucraina, Putin: "La crisi è colpa dell'Occidente". Mercoledi vertice a Minsk

Putin, Merkel e Hollande si rivedranno mercoledi a Minsk, in Bielorussia, per tentare di chiudere il cerchio e scongiurare, una volta per tutte, il dilagare della guerra in Ucraina. Con loro ci sarà anche il presidente ucraino Poroshenko. È l'ultima chiamata per la pace, con Putin che cerca di dettare le condizioni (o non subirne troppe), l'Europa che fa ogni sforzo per mediare e gli Stati Uniti che sono incerti sull'invio di armi a Kiev. Invio che potrebbe innescare la miccia, come lasciato intendere da Lavrov (ministro degli esteri russo), oppure costringere Mosca a più miti consigli (come auspicato da Washington). L'obiettivo della diplomazia, al lavoro da giorni, è la tregua immediata. Perché solo facendo tacere le armi si possono riannodare i fili e trovare un'intesa duratura.

Con un'intervista al giornale egiziano al-Ahram, alla vigilia della sua visita al Cairo (9-10 febbraio), Vladimir Putin insiste su un punto: la Russia è preoccupata della "ampia militarizzazione" dell’Ucraina, che ha aumentato vertiginosamente le spese per la Difesa nonostante la crisi economica. Secondo il leader del Cremlino, inoltre, l’Ucraina "è sostenuta soprattutto da fondi internazionali, russi compresi. Putin snocciola le cifre a sostegno della propria tesi: "Nel 2014 il budget dell’esercito ucraino è aumentato di quasi il 41%. Quest’anno, secondo i dati preliminari, sarà più del triplo e supererà i 3 miliardi di dollari, che è circa il 5% del Pil nazionale. Questo avviene mentre l’economia ucraina, sostenuta per lo più da fondi internazionali, compresi russi, è in una condizione pessima. Siamo molto preoccupati - ha concluso - ci auguriamo che prevalga il buon senso".

Il presidente russo chiede all’Ucraina di sospendere le operazioni militari nelle regioni orientali e di porre fine alla pressione economica sulle regioni separatiste di Donestk e Lugansk (il Donbass) perché se continuerà così finirà «"n un vicolo cieco" che la porterà "ad una grande catastrofe". Putin si mostra fermo sulle proprie posizioni: "La condizione più importante per la stabilizzazione della situazione è un immediato cessate il fuoco che ponga fine alla cosiddetta (operazione) antiterrorismo (di Kiev) ma che di fatti è una spedizione punitiva nell’Ucraina sud-orientale".

Nessuno può dare ultimatum a Putin, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov respingendo l’idea che la cancelliera tedesca avrebbe posto il presidente russo, durante il lungo colloquio di venerdì sera al Cremlino: "Abbiamo già parlato del tono dei negoziati. Nessuno ha mai parlato e nessuno parlerà mai al presidente con il tono dell’ultimatum, anche se questa è la sua intenzione", ha dichiarato Peskov citato dall’emittente radiofonica Govorit Moskva.

Intanto l'Osce, impegnata in prima linea con i suoi 400 osservatori in Ucraina, mette in guardia la comunità internazionale. L’idea Usa di inviare armi a Kiev provocherebbe "l’intervento ancor più diretto della Russia nel conflitto". Lo ha detto il
segretario generale dell’Osce, l’italiano Lamberto Zannier. Il diplomatico italiano ha poi aggiunto che gli osservatori Osce (in Ucraina) non hanno finora assistito ad alcuna consegna di armi da parte dei russi ai separatisti ma non si nasconde che in ogni caso queste non possono che provenire dal territorio russo: "Quello cui abbiamo visto finora e che se armi finivano distrutte durante le operazioni militari... i separatisti sembra che ne avessero sempre nuove a disposizione".

Oggi a Washington la cancelliera tedesca, Angela Merkel, incontra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. L’incontro avrebbe dovuto essere dedicato al G7 di giugno, in Germania, invece sarà incentrato sul conflitto in Ucraina. Merkel ribadirà ad Obama l’oppozione tedesca all’idea che gli Stati Uniti forniscano armi all’esercito di Kiev impegnato contro i separatisti filo russi nel sud est dell’Ucraina.

"Il negoziato sta entrando nel merito - ha detto a Bruxelles il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - il buon esito dipende dalla disponibilità russa a esercitare influenza verso separatisti. Se non ci fosse questa disponibilità, bisognerà fare una riflessione attenta", tra i paesi che come l’Italia sostengono la politica del "doppio binario" verso Mosca, ossia dialogo e sanzioni. Le nuove misure restrittive dell’Unione europea, che colpiscono 19 individui e 9 entità coinvolte nella crisi ucraina, entreranno in vigore lunedì prossimo, 16 febbraio, se all’incontro di mercoledì a Minsk fra Germania, Francia, Russia e Ucraina non si registreranno progressi.

L’allungamento della lista di sanzionati era già stato deciso formalmente lo scorso 29 gennaio dopo gli scontri
nella città di Mariupol che avevano provocato oltre 30 morti.

Sul campo, intanto, si continua a combattere e a morire. Sedici persone, nove soldati e sette civili, sono rimaste uccise nelle ultime 24 ore in Ucraina orientale. "L’Ucraina ha perso nove soldati e altri 26 sono rimasti feriti", ha spiegato un portavoce dell’esercito di Kiev. E i bombardamenti delle forze separatiste sulle città di Avdiivka e Debaltsevo, i punti più caldi della linea del fronte negli ultimi giorni, hanno ucciso sette civili, come ha riferito il capo della polizia (fedele a Kiev) della regione di Donetsk. Altre tre persone sono state uccise e due ferite da un colpo di mortaio sparato dalle forze di Kiev contro la stazione ferroviaria di Skotovata, nella regione di Donetsk. L'hanno denunciato i separatisti filo-russi secondo quali gli ucraini avrebbero aperto il fuoco da un posto di blocco. Le vittime erano operai che stavano effettuando una riparazione sulla linea ferroviaria.

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