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Gran Bretagna, combatte l'Isis e viene accusato di terrorismo

L’uomo, recatosi in Iraq per combattere l’Isis al fianco dei curdi, avrebbe avuto contatti con esponenti del Pkk, sigla messa al bando da Londra

Gran Bretagna, combatte l'Isis e viene accusato di terrorismo

Un cittadino britannico è stato incriminato in patria per avere combattuto l’Isis in Medio Oriente.

Come racconta la Bbc , Aidan James, originario della cittadina di Formby, è stato riconosciuto colpevole di terrorismo, perché nel 2017, per lottare al fianco delle milizie curde contro il Califfato, avrebbe messo piede in un campo di addestramento frequentato da membri del Pkk, organizzazione messa al bando dal governo di Londra.

Nell’estate di quell’anno, l’uomo, spiega l’emittente, era stato diffidato dalle autorità anti-radicalizzazione del suo Paese a non raggiungere il teatro degli scontri tra curdi e jihadisti per poi essere arrestato con l’accusa di pianificare attività terroristiche. Tuttavia, una volta rilasciato, ha raggiunto lo stesso l'Iraq per combattere insieme ai curdi. In Iraq avrebbe poi frequentato un altro campo di addestramento per poi finire in Siria insieme alle Ypg. Tornato in patria, è stato arrestato appena atterrato all’aeroporto di Liverpool dalle forze dell'ordine, informate sul suo imminente ritorno nel Regno Unito, e poi indiziato di terrorismo.

La Central Criminal Court britannica ha riconosciuto la colpevolezza di James, precisando però, sottolinea la Bbc, che non è stata considerata come terrorismo la sua scelta di impugnare le armi contro i jihadisti, ma la sua presenza in campi di addestramento mediorientali “fortemente ideologizzati”.

La vicenda giudiziaria ai danni del cittadino britannico che ha combattuto l’Isis è stata presentata dagli stessi magistrati che lo hanno dichiarato colpevole, citati dalla medesima emittente, come un “processo per terrorismo che ha presentato elementi estremamente insoliti”.

L’imputato, dopo essere stato riconosciuto responsabile di attività terroristica, dovrà adesso attendere in carcere la sentenza connessa a tale reato, che verrà pronunciata il 7 novembre.

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