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L'Enigma in fondo al mare

Un gruppo di sub si è imbattuto in una delle leggendarie macchine per la crittografia impiegate dai nazisti: giaceva sul fondale del Mar Baltico

L'Enigma in fondo al mare

Cercavano le reti abbandonate dai pescatori per ripulire i fondali marini del Baltico, quando uno dei sub si è imbattuto in qualcosa che aveva tutto l'aspetto di una macchina da scrivere: si trattava invece di una macchina per la crittografia Enigma, rimasta nelle gelide profondità abissali per oltre settant'anni, dopo l'affondamento - più che probabile - di un'unità della Kriegsmarine, la marina del Terzo Reich coinvolta in qualche operazione bellica della seconda guerra mondiale. Ma cos'era Enigma? E perché era così importante? Per i tedeschi e ancor più per gli Alleati.

Considerata come una delle migliori macchine per la cifratura e decifratura dei messaggi in codice del suo tempo, forse della storia, Engima era una "macchina cifrante" elettromeccanica, di libera vendita, sviluppata dall'ingegnere Arthur Sherbius nel 1918, e poi scelta dall'Esercito tedesco 1929 come piattaforma per la cifratura delle comunicazioni, che, già durante il primo conflitto mondiale, avevano mostrato la necessità di rimanere segrete o "indecifrate", poiché inviate in codice, per gli esiti di una battaglia o peggio di un'intera guerra.

Le macchine Enigma impiegate per scopi bellici da Esercito, Aviazione, Marina e Intelligence nazisti, erano più complesse rispetto ai modelli iniziali, ma funzionavo in modo essenzialmente simile: attraverso l'impostazioni dei diversi rotori, fino a otto, veniva composto un messaggio in modo meccanico attraverso alla tastiera, che attraverso gli impulsi elettrici e i cavi del pannello di commutazione consentivano ad un altro apparecchio identico - e rigorosamente settato sugli stessi parametri che erano modificati ogni 24 ore - di decifrare i messaggi che venivano inviati via radio o telegrafo.

Conoscere gli obiettivi, l'entità delle forze in campo e gli spostamenti del nemico, non solo avrebbero consentito un vantaggio strategico nella difesa: ma avrebbero permesso di pianificare sofisticate strategie diversive e di attacco per conseguire, passo dopo passo, la vittoria della guerra. Per questo a Bletchley Park, la tenuta deturpata dal singolare gusto architettonico di Sir Leon, poi acquistata dai servizi segreti britannici per renderla quartier generale del servizio informazioni e della "crittoanalisti", geni matematici come Alan Turing, Gordon Welchman e Peter Twinn; il campione di scacchi Hugh Alexander e la carismatica Joan Clarke; ma anche la spia sovietica John Cairncross; si impegnarono nel tentativo di decifrare il codice Engima tra il 1939 e il 1942.

Un compito da intelligenze "artificiali", più che esseri umani, che non sarebbe tuttavia mai stato possibile se nel frattempo, sul vero campo di battaglia, alcuni uomini astuti e risoluti non avessero trovato il modo per mettere le mani sui dispositivi "intatti", permettendo agli esperti di giochi e teorie di studiarli in ognuna delle loro componenti. Essenziale, infatti, era scoprire il funzionamento dei rotori e il loro funzionamento per poter analizzare le infinite combinazioni che davano forma ai codici da commutare in "chiaro".

Oltre che nei quartieri generali delle diverse forze armate e delle divisioni schierate sul campo, le macchine Enigma erano presenti sulle unità navali d'altomare che conducevano lunghe missioni di pattugliamento prima di fare ritorno alle proprie basi. Parliamo ad esempio dei famigerati u-boot, o delle grandi unità di superficie della flotta della Kriegsmarine. Quando nel maggio del '41 l'equipaggio di un cacciatorpediniere inglese, l'Hms Bulldog, riuscì a salire a bordo di un sommergibile tedesco messo fuori combattimento, l'U-101, gli inglesi entrarono in possesso, per la prima volta, di una delle ultime versioni della macchina Enigma "completa": provvista dunque dei rotori - compreso quello aggiuntivo che l'ammiraglio Dönitz aveva richiesto per la marina - delle chiavi di lettura e altri documenti attinenti; che insieme ad alcuni manuali e codici metereologici trafugati in precedenza, rese ai crittrografi di Bletchley tutto più "semplice".

Ai comandanti dei vascelli che avevano una macchina Enigma a bordo, era stato impartito l'ordine di sabotare per macchina per la crittografia ad ogni costo prima di abbandonare la nave; distruggendole dopo aver smontato e consegnato alcuni dei componenti più importanti, soprattutto i rotori, a diversi membri dell'equipaggio che li avrebbero gettati in mare prima di essere perquisiti.

La macchina Enigma trovata sul fondo della baia di Gelting dai sub coordinati da Florian Huber, sembrerebbe essere stranamente intatta, e potrebbe appartenere a uno dei tanti sottomarini che si sono auto-affondati nel 1945 per non cadere nelle mani del nemico; come a uno dei pochi superstiti che rifiutando la resa tentarono un'ultima disperata fuga verso il Sud America, ma vennero scovati e affondati senza lasciare alcuna traccia. Solo la lunga procedura della desalinizzazione che durerà almeno un anno, potrà fornire più dettagli sul singolare e straordinario ritrovamento - che è stato ancora una volta occasione per ricordare una delle trame più affascinanti del secondo conflitto mondiale.

E che potrebbe portare anche alla scoperta di un nuovo relitto con una nuova storia da raccontare.

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