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Usa, sangue a Pearl Harbour: sparatoria nella base militare

L’autore della sparatoria di Pearl Harbour si sarebbe “ucciso”, mentre gli inquirenti stanno cercando di ricostruire eventuali legami tra il killer e le vittime

Usa, sangue a Pearl Harbour: sparatoria nella base militare

La base militare Usa di Pearl Harbour, la stessa che fu oggetto di un attacco giapponese il 7 dicembre del 1941, è divenuta recentemente teatro di una sparatoria, che ha causato due morti e un ferito.

Tale evento sanguinoso si è consumato a soli tre giorni dal settantottesimo anniversario del raid a sorpresa di Tokyo contro la flotta statunitense, causa dell’entrata di Washington nella Seconda guerra mondiale.

Ieri, a detta di The Daily Telegraph, nello storico insediamento militare hawaiano, situato a circa 13 chilometri da Honolulu, un uomo, intorno alle 14,30 (ora locale), ha aperto improvvisamente il fuoco nei pressi dell’ingresso-sud della base, che ospita reparti sia della Marina sia dell’aviazione Usa. Il sistema di allarme della struttura, di conseguenza, si è immediatamente attivato esortando il personale a mettersi al riparo, causando allo stesso tempo il panico tra i turisti che affollavano allora il memoriale dedicato alle vittime dell’attacco nipponico del 1941.

Una volta scattato l’allarme, la base di Pearl Harbour, riferisce La Repubblica, è rimasta per quasi due ore con tutti gli accesi e le vie di uscita bloccati, mentre sul posto arrivavano soccorritori, vigili del fuoco, agenti della polizia militare e delle forze speciali.

La furia del folle, identificato dal giornale inglese come un “marinaio della US Navy”, si è diretta verso tre impiegati civili del dipartimento della Difesa americano, uccidendone due e ferendo il terzo. Quest’ultimo, un trentaseienne, è attualmente ricoverato in ospedale e sarebbe in condizioni di salute “stabili”.

L’assassino, precisa Repubblica, si è quindi ucciso “sparandosi alla testa”, dando contestualmente inizio al lavoro degli inquirenti circa le cause del gesto estremo e gli eventuali legami tra il carnefice e le vittime.

Il fatto che il killer fosse una recluta della Marina è stato ribadito dal Telegraph dando risalto alle testimonianze di chi era presente sul luogo della sparatoria. Il racconto di un testimone riportato dallo stesso organo di informazione fa appunto riferimento all’“uniforme da marinaio” indossata in quegli istanti drammatici dal responsabile della tragedia. L’appartenenza alla US Navy dell’autore del fatto di sangue è stata alla fine confermata dall’ammiraglio Robert Chadwick, comandante della base hawaiana, che, citato dalla testata britannica, ha identificato il colpevole come un marinaio di servizio presso il sottomarino USS Columbia. Chadwick ha poi espresso le sue condoglianze ai familiari delle vittime della sparatoria.

Un portavoce delle forze armate americane ha quindi affermato, riferisce il Telegraph, che, nonostante l’allarme generale, le conseguenze del folle gesto sono state “contenute”, mentre David Ige, governatore dello Stato delle Hawaii, ha comunicato, afferma il medesimo organo di informazione, che il governo federale avrebbe offerto assistenza per ripristinare la normalità nel complesso di Pearl Harbour.

Un portavoce della Casa Bianca, citato sempre dal giornale inglese, ha successivamente assicurato che il presidente Trump sarebbe stato tempestivamente informato di quanto accaduto alla base militare e che il tycoon starebbe “monitorando costantemente la situazione”.

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