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Vestivamo alla guerrigliera. La tuta-peshmerga indigna

La catena H&M costretta a scusarsi per una provocazione al di là dell'accettabile

Vestivamo alla guerrigliera. La tuta-peshmerga indigna

La guerra addosso a 14.99 sterline, 19 euro. La tuta verde militare un po' meno ruvida di quella vera, la cintura in vita un po' più sottile, gli stivali neri meno malconci. Vestivamo alla kamikaze, come le guerrigliere curde. Come la ragazza che qualche giorno fa si è fatta esplodere a Kobane, contro i combattenti dell'Isis.

Anche se le peshmerga metropolitane di H&M non si battono fino alla morte e la battaglia più ardua nella quale sono disposte a gettarsi è quella per uscire «vive» dai saldi di fine stagione. L'infelice creazione dell'azienda svedese (infelice per opportunità) si piazza in fondo a una lunga lista di tragici scimmiottamenti, di inopportune repliche. Divise di morte in passerella e sui banconi delle grandi catene. L'orrore rievocato a poco prezzo e con scarso risultato. L'abito delle donne armate del Kurdistan per cui si scusa H&M, le maglie a righe con la stella di David ritirate in pieno conflitto sulla Striscia di Gaza da Zara, lo spot dell'ultima festa gay, a Tel Aviv, con il modello inginocchiato e in tuta arancione come gli ostaggi sequestrati e decapitati dall'Isis. A dimostrazione del fatto che nulla ci fa più senso e tutto è addomesticato, addomesticabile ai sensi. Gli jihadisti usano i mezzi occidentali per farsi propaganda, per penetrare l'Occidente, riuscendoci. Gli occidentali vestono goffamente i panni degli estremisti (o delle loro vittime) come tutti quelli che non vestono i propri panni, del resto. Noi occidentali maneggiamo gli stracci senza capire il nemico che gli sta dentro. Che ci sta dentro. Una tutina autunno-inverno, una maglietta primavera-estate, una macchia arancio in un video che promette una serata di baldorie. Le chiamano provocazioni, ma per esserlo dovrebbero andare a segno, fare male. Invece queste sono maschere stanche, simboli a tempo che camminano per strada ignari. Come la kefiah indossata ancora oggi, e ormai fuori tempo, dai ragazzi di certi licei annoiati e capricciosi. Gente che dovrebbe ripartire dalla grisaglia e da una cravatta regimental. Anche lì ci sono dei significati dietro.

E qui non hanno raggiunto neppure quelli.

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