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La vita distrutta del padre di Misha: "Al Qaida mi ha portato via tutto"

Gaetano è il proprietario del caffè a Ouagadougou. "In tanti mi hanno cercato, ma cosa posso dire?"

La scena dell'attacco a Ouagadougou
La scena dell'attacco a Ouagadougou

"Mi hanno cercato tanti giornalisti. Ma cosa posso dire cosa posso raccontare?". Prova così Gaetano Santomenna a spiegare il dolore di avere perso tutta la sua famiglia nell'attacco di un commando jihadista al bar di sua proprietà a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso.

Ha perso il figlio, Misha. E ha perso la moglie Victoria, cittadina ucraina. Ma con loro sono morte anche la sorella Yana e la madre di lei. Si trovavano tutti all'interno del Caffè Cappuccino, molto noto in città, quando gli uomini di al-Qaida nel Maghreb islamico hanno attaccato.

Gaetano si è salvato per un caso. Perché era partito per un viaggio in Niger. E ora al Corriere della Sera, che lo ha incontrato, racconta del cordoglio dei connazionali presente in città. "In tre giorni sono passate più di mille persone. Ieri è venuto anche l'ambasciatore".

La famiglia sarebbe dovuta partire per l'Italia per una breve vacanza domani. Partiranno, ma divisi. Gaetano verso il Paese natio, la moglie e il figlio verso l'Ucraina, dove saranno sepolti. Non ha voluto separarli. In tre giorni sono passate più di mille persone. E prova a farsi coraggio: "Bisogna andare avanti.

È l’unico modo per non far vincere la strategia del terrore".

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