La montagna di Cossi è un fumetto d’arte

Barbara Silbe

Figlio d'anima. Così lo scrittore-montanaro Mauro Corona ha definito l'amico fumettista Paolo Cossi. Un soprannome simpatico, una delle sue tante curiose espressioni, che spiega lo stretto legame d'affetto che da tempo esiste tra i due personaggi. Cossi è giovane, giovanissimo potremmo dire. Ventisei anni, classe 1980, nato a San Cassiano di Brugnera, nella campagna di Pordenone, ha scelto di vivere e disegnare in una piccola baita in Valcellina, isolato dai circuiti dell'editoria, ma immerso e attorniato dalla natura alpina. La località è vicina a Erto, dunque nella zona dove vive Corona. «Ci siamo conosciuti nel 2000 - racconta Cossi -. Io seguivo Corona già da prima, mi sono interessato al suo percorso letterario, mi affascinava come scrittore e come scalatore, mi piacevano anche le sue sculture. Poi siamo diventati amici, ed è iniziata la collaborazione professionale, e da quest'uomo solitario ho imparato tante cose. Quando ho fatto la scelta di andare ad abitare lì - prosegue Cossi - lui mi ha detto semplicemente: "Se passi l'estate e poi l'inverno, allora potrai restare"». Perle di saggezza, Corona è famoso per queste... «In montagna devi bastarti - spiega - qui c'è una natura troppo selvaggia, devi confrontarti con l'isolamento, con il freddo, la solitudine deve diventarti amica, altrimenti non ce la fai. E aveva ragione. Superata questa fase, non mi sono mai pentito della scelta. Sa, per lungo tempo ho anche vissuto in città. A Milano per esempio, quella sì che è una vita dura, ero choccato dai ritmi frenetici e incalzanti delle metropoli».
La strana coppia delle cime: Corona parla con gli alberi, Cossi invece è stato definito dai critici il folletto del fumetto italiano. Insieme hanno realizzato due libri di successo: Mauro Corona. La montagna come la vita, ed. Biblioteca dell’Immagine, raccolta di vignette e testi, e Corona, l’uomo del bosco di Erto, una storia a fumetti della stessa casa editrice. «Il mio orizzonte è la montagna - dice sorridente lui - a breve comincerò una collaborazione con la rivista Alp, che da gennaio diventerà mensile. Pubblicherò a quattro mani con Andrea Gobetti una serie di disegni sul mondo dell’alpinismo e dei climber, ma mi piacerebbe analizzare questo universo a 360°, occuparmi anche di chi in montagna ci vive, per esempio di ambiente, o di chi fa soltanto trekking, prendendo tutti un po’ in giro». Paolo Cossi si riferisce anche agli alpinisti «della domenica», coloro che vanno per vette solo per fare sport, per fare conquiste, senza capire veramente il senso e l’atmosfera che li accoglie. «Noi montanari sì che comprendiamo il concetto di libertà! Io ho fatto una scelta per vivere e lavorare in tranquillità, e come ogni montanaro vado ad arrampicare perché viene spontaneo, semplicemente credo che sia soltanto uno dei tanti modi per proseguire il cammino da queste parti». «Inoltre - conclude - i montanari sono fonte inesauribile di racconti fantastici, di storie e tradizioni, dai quali io traggo ispirazione per le mie illustrazioni. Da un po’ di tempo il mondo intero viene in Valcellina. Scrittori, giornalisti, scultori, escursionisti, tutti spinti dalla curiosità di conoscere Mauro Corona e i luoghi magici delle sue storie. Ho conosciuto molti grandi scalatori stando comodamente nella mia valle chiusa: Franco Miotto e Alessandro Gogna per citarne alcuni. E poi, vivendo qui, ci si imbeve di montagna, da tutti i punti di vista. La natura, la storia, le imprese, la gente, lo stile di vita. Cosa si può chiedere di più?».
Paolo Cossi, figlio d’anima, dall’amicizia sincera con lo scrittore di Erto ha tratto indubbio vantaggio per la sua carriera. Ma nonostante la sua precoce età il suo talento è indiscusso e ha già conquistato il premio Jacovitti e l’altrettanto prestigioso riconoscimento Albertarelli 2004 come migliore giovane disegnatore italiano «per aver messo in luce uno stile personale che attinge a un’elegante commistione fra disegno classico e segno ironico». Per la casa editrice Beccogiallo ha pubblicato Unabomber e Il terremoto del Friuli.

Sempre per Biblioteca dell’Immagine è uscito nel 2003 il suo libro dedicato alla fotografa e pasionaria Tina Modotti.

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