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Mosca, kamikaze "fidanzate di Allah"

La polizia russa identifica le due terroriste della metropolitana. Sono cecene. Entrambe vedove di militanti islamici. Una è l'ex compagna di Magomedov, ribelle del Daghestan. L'altra aveva 20 anni 

Mosca, kamikaze "fidanzate di Allah"

Mosca - Aveva 17 anni una delle due kamikaze che si sono fatte esplodere lunedì scorso nella metropolitana di Mosca. Gli inquirenti, riferisce una fonte della polizia, sono praticamente certi di avere identificato l’attentatrice suicida entrata in azione alla fermata Lubjanka: si tratta di Dzhannet Abdullayeva, vedova di un militante islamico di peso in Daghestan, Umalat Magomedov, ucciso a fine 2009. L’identificazione "si basa su informazioni ricevute attraverso molteplici canali. Abbiamo quasi la certezza al 100% che sia stata lei a compiere l’attentato" spiega la fonte. L’ipotesi che si trattasse della Abdullayeva era circolata ieri e oggi la stampa russa riporta la notizia, ma a questo punto l’indiscrezione sembra una certezza.

La foto Kommersant pubblica una foto della coppia, dove si vede una giovanissima con il velo e vestita di nero. I due, abbracciati, tengono in mano entrambi un’arma. Sempre secondo la stampa moscovita l’altra kamikaze, quella che si è fatta saltare in aria alla fermata Park Kultury, sarebbe una giovane di 20 originaria della Cecenia, Markha Ustarkhanova, a sua volta vedova di un ribelle ceceno ucciso nel 2009. Si tratta di due "fidanzate di Allah", due giovanissime vedove di militanti islamici che hanno deciso, o forse sono state costrette, di porre fine alla propria vita nel nome della jihad contro Mosca.

Le "vedove nere" Per la Russia è una tragica conferma. Le "vedove nere" erano nella scuola di Beslan durante il mega-sequestro finito in tragedia nel 2004 (almeno 331 morti) ed erano nel teatro Dubrovka, a Mosca, nel 2002: uccisi almeno 33 terroristi e 129 ostaggi. Le donne kamikaze, o "shahidki", o vedove nere, sono un retaggio del terrorismo ceceno lanciato dal leader separatista Shamil Basayev e sopravvissuto alla sua morte. In passato ci sono stati persino casi di kamikaze in gravidanza al momento dell’attentato, a dimostrazione che le fidanzate di Allah non sono altro che pedine nelle mani di folli. Per loro nemmeno una formazione o preparazione al suicidio, racconta la scrittrice Yulia Jusik nel suo libro Le fidanzate di Allah: basta una cinghia imbottita di esplosivo e non devono neppure innescarla per farsi saltare in aria, perché il tutto avviene attraverso un telecomando. Tra le fila delle vedove nere ci sono in genere fanciulle di un’età compresa tra i 15 e i 19 anni. Secondo la Jusik - che ha passato in Cecenia un intero anno per descrivere il fenomeno - molte di queste donne sono vendute dai loro genitori, altre sono rimaste senza marito, padre e fratelli: prive di qualsiasi protezione, sono state rapite.

E forzate alla lotta terroristica.

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