Roma

La mostra Alla riscoperta di «Ginna», il futurista anomalo

Al Museo Boncompagni Ludovisi fino al 10 maggio è in scena l’opera di un futurista anomalo, il conte Arnaldo Ginanni Corradini (1890-1982), ribattezzato «Ginna» (da ginnastica) da Giacomo Balla che denominò «Corra» il fratello Bruno (da correre). Un artista interessato alle scienze teosofiche e occulte, precursore dell’astrattismo, pioniere del cinema e «surrealista» ante litteram. Un ingegno «elastico» lo definisce Lucia Collarile che insieme con Mariastella Margozzi e Micol Forti, ha curato la rassegna «Armonie e disarmonie degli stati d’animo. Ginna futurista» (catalogo Gangemi).
Dimenticato dopo la guerra, riscoperto negli anni Sessanta da Mario Verdone (il papà di Carlo), viene riproposto attraverso un centinaio di opere provenienti dalla Galleria nazionale d’arte moderna e dai Musei Vaticani, dalla famiglia e dalla collezione Verdone. Protagonista della fase eroica del Futurismo, Ginna si occupa di pittura, scultura, letteratura, teatro, musica, arredo, grafica, scenografia, cinema. E dipinge tutta la vita, per gli altri e per se stesso, a olio, pastello, tempera. Sono paesaggi fantastici, temi musicali, «accordi cromatici», studi di alberi, fiori, campagne, boschi, schizzi per ceramiche e stampe. E ritratti immateriali. Come quello del professor Verdone affidato ai colori espressione di sentimenti e stati d’animo.
Nato a Ravenna, Ginna studia a Firenze e giovanissimo realizza Nevrastenia, un’opera che anticipa l’astrattismo. Nel 1912 l’incontro con Marinetti, tramite l’amico musicista Francesco Balilla Pratella. Invitato da Boccioni, nel 1914 espone alla Mostra libera futurista internazionale alla Galleria Sprovieri di Roma accanto a Balla, Depero, Sironi, Morandi, Martini e a Kandinsky. Opere in parte perdute, di Lussuria, che avrebbe affascinato Eleonora Duse, resta solo la descrizione.
Nello stesso 1914 Ginna si trasferisce a Firenze, dove insieme col fratello, con Emilio Settimelli e ad alcune artiste futuriste, forma la «pattuglia azzurra» del Futurismo fiorentino, che si occupa di teatro e si raccoglie attorno a L’Italia futurista. È del 1915 il Manifesto del Teatro futurista sintetico, dello stesso anno Pittura dell’avvenire, una pittura secondo Ginna, «occulta», «del supersensibile», che va oltre l’astratto. Negli anni Venti Ginna si trasferisce a Roma dividendosi fra la stampa e cinema. Si occupa di critica, ma anche di montaggio, doppiaggio, sonoro. Nel 1930 tenta col fratello Corra e con Pratella un film sonoro e nel 1936 addirittura un film musicale. Nel 1938 con Marinetti firma il manifesto La Cinematografia che rivendica il ruolo pionieristico del futurismo.
Già nel 1911 Ginna e Corra avevano prodotto cortometraggi astratti, dipinti direttamente sulla pellicola, perduti nel 1944 per un bombardamento aereo a Milano. Vita futurista, del 1916, è il primo film futurista diretto da Ginna, Settimelli e Corra, con Marinetti, Balla e Vènna, di cui rimangono solo frammenti. Dello stesso anno il Manifesto della cinematografia futurista, strumento ideale di una nuova arte.
Museo Boncompagni Ludovisi, via Boncompagni 18; tel. 06-42824074. Orario: 8,30-19,00, chiuso il lunedì.

Fino al 10 maggio.

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