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L'unica volta che Schumi salì su una Jordan

Nel 1991 il futuro talento esordì sul cicuito di Spa-Francorchamps, ingaggiato per una sola gara dalla scuderia rimasta senza piloti: fece solo tre giri, ma scatenò un'asta

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Per capire cosa ci faccia lì quel ragazzino con i capelli biondi e crespi, la mandibola prominente ed un sorriso già saldo, bisogna rimettere in fila i tasselli. Pedala lento con la sua bicicletta pieghevole sul circuito di Spa-Francorchamps, cercando di mandare bene a memoria ogni curva, interiorizzando i punti in cui dovrà aprire il gas, vivisezionando i tratti in cui potrà tentare il sorpasso. Ha 22 anni, è il 1991 e si chiama Michael Schumacher. Il suo manager, Willi Weber, ha appena bluffato clamorosamente con la Jordan: "Come dite? Vi serve un pilota? Massì, ce l'ho io, è forte. Se conosce il tragitto? Scherzate? A memoria, d'altronde è nato a due passi da qui, a Kerpen". Termostato delle bugie a fin di ingaggio letteralmente imploso. Michael non ne sa una beata mazza. Mai provato in vita sua. Per questo ora sta pedalando.

Ma come siamo arrivati fino a qui? Per capirlo serve tornare ad una concitata seratina londinese. Uno dei due piloti al servizio di Eddie Jordan, Bertrand Gachot, chiama un taxi. Pochi istanti dopo essere salito scoppia un diverbio con il conducente, che poi degenera a tal punto da concludersi nel più surreale dei modi: la polizia lo arresta. Trillano i telefoni. La scuderia ha a disposizione soltanto il pilota Andrea De Cesaris per il Gran Premio di Spa. Nessuno di riserva. Bel guaio.

Qui entra in scena Weber. Chiama Eddie Jordan proponendo questo giovane asso della Formula 3, più un gruzzolo da 150mila dollari come contributo per farlo gareggiare (usanza mai finita in disuso e facilitata dagli sponsor Tic Tac e Dekra). Non basta: Jordan vuole rassicurazioni sul fatto che Schumi conosca bene la pista. Arrivano, anche se è falso. Accordo fatto. Michael si infila nella monoposto all'epoca tinteggiata di verde. Gachot, intanto, viene a sapere che dovrà restare dietro le sbarre per due mesi.

Solo che il benvenuto di De Cesaris è tiepido. Gli impartisce un paio di consigli e niente più. Ecco perché adesso il futuro campione deve sciropparsi quel lungo giretto su due ruote. L'opportunità è troppo allettante per improvvisare. Nelle libere l'italiano si piazza avanti di diverse posizioni, ma in qualifica Schumi sorprende tutti: settimo tempo, dietro le Ferrari, le McLaren, la Williams di Nigel Mansell e la Benetton di Nelson Piquet. E De Cesaris? Undicesimo, a sette decimi di distacco dal tedesco.

In gara Schumacher parte forte, ma il sogno svanisce presto. Già al terzo giro la frizione brucia ed è costretto ad accostare. Il grande circus della Formula 1 però ha già tutte le pupille incollate su di lui. Il giorno dopo Michael sarà nell'ufficio londinese di Flavio Briatore, che lo aveva già notato e non intende farselo scappare. Andrà alla Benetton, che gli propone di correre senza spendere un dollaro, mentre Eddie Jordan pretende una cospicua fee. Il resto lo sappiamo tutti.

Benedetto quell'unico giro di giostra in Jordan.

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